Fringe benefit, come e quando "arrivano" i bonus fino a 2000 euro. Valgono anche per dipendenti pubblici e collaboratori? La guida completa

Il governo ha deciso di alzare la soglia di detassazione dei fringe benefit fino a mille euro per i dipendenti senza figli e fino a 2mila per quelli con figli. Per cosa si possono usare i voucher? Valgono anche per gli statali e i collaboratori?

Mercoledì 25 Ottobre 2023 di Giacomo Andreoli
Alcune banconote da 50 euro tenute in mano

Cambiano i fringe benefit, i voucher che le aziende possono concedere ai propri dipendenti per acquistare una serie di beni e servizi. Per il 2024 la soglia di esenzione fiscale (ad oggi pari a 258 euro) viene portata a 1.000 euro per tutti i lavoratori dipendenti e a 2.000 euro per quelli con figli fiscalmente a carico, «compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati».

Lo si legge nell'ultima bozza della Manovra. Da una parte vengono favoriti indistintamente tutti i lavoratori, dall'altra viene ridimensionato l'incremento deciso con il decreto del primo maggio che, per i lavoratori con figli, ha portato il tetto esentasse a 3mila euro. La legge di Bilancio conferma inoltre, anche per il 2024, la detassazione dei premi di risultato: l'aliquota dell'imposta sostitutiva sui premi di produttività, entro il limite di 3mila euro, è ridotta al 5%.

Vediamo però nel dettaglio cosa sono i fringe benefit, chi può usarli e quando possono "arrivare".

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Fringe benefit, cosa sono e per chi valgono

I fringe benefit sono una misura di welfare aziendale che le aziende possono fornire o meno ai propri dipendenti per affrontare diversi tipi di spese. Sono quindi dei voucher, generalmente utilizzati per pagare visite mediche, coprire abbonamenti ai trasporti, utilizzare auto aziendali o comprare servizi e beni convenzionati (ad esempio gli elettrodomestici). Da circa un anno, poi, possono essere utilizzati anche per pagare le bollette di casa.

Il bonus è valido per dipendenti e assimilati, quindi non per i lavoratori autonomi, ma per i subordinati e i parasubordinati (come i collaboratori coordinati e continuativi, i Co.co.co). Non c’è alcuna distinzion, formalmente, tra lavoratori pubblici e privati. Ma tra i primi sono poco diffusi. La novità con l'ultima legge di Bilancio, in linea con interventi fatti negli ultimi anni (in primis dal governo Draghi) è la rimodulazione della soglia entro cui le aziende non pagano le tasse sui fringe benefit che concedono ai dipendenti.

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Il pagamento delle bollette di gas e luce

Questi voucher possono essere assegnati dal datore di lavoro anche ad personam e vi rientrano i beni e i servizi utilizzati dal coniuge del lavoratore. Non c’è una modalità unica per fare domanda. Le aziende predispongono delle piattaforme telematiche o concedono delle carte ad hoc dove viene erogato il voucher. Per il pagamento delle bollette, però, bisogna dimostrare di averle pagate effettivamente e di averle a carico.

Le utenze di gas, luce ed energia elettrica, come chiarito dall’Agenzia delle Entrate, devono riguardare immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, “sulla base di un titolo idoneo, dal dipendente, dal coniuge o dai suoi familiari, a prescindere che negli stessi abbiano o meno stabilito la residenza o il domicilio, a condizione che ne sostengano effettivamente le relative spese”.

Sono rimborsabili le stesse spese anche se si vive in un condominio, ma serve autocertificare l’avvenuto pagamento. Stessa cosa per chi è in affitto e nel contratto è chiarito che, nonostante le bollette siano intestate al proprietario, deve pagarle il locatario. L’azienda deve quindi accertare la spesa (può farlo a campione nel caso dell’autocertificazione) e poi concedere il rimborso al proprio dipendente.

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Quali aziende concedono i fringe benefit?

Secondo il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la platea dei lavoratori che sono coinvolti è circa del 17% dei dipendenti, cioè circa 3 milioni di persone su 18 milioni totali. Stime più realistiche parlano di circa 2,5 milioni di dipendenti privati e qualche migliaio nel settore pubblico. Tutto ciò a discrezione, in ogni caso, dei vertici delle aziende pubbliche e private e secondo accordi integrativi dei contratti nazionali.

Attualmente, infatti, hanno inseriti i fringe benefit direttamente nel loro Ccnl solo i metalmeccanici. Si tratta di 1,5 milioni di persone. Per le aziende che già hanno le piattaforme web necessarie a fare domanda sarebbe relativamente facile alzare la soglia di aiuto al lavoratore, anche se comunque i soldi non verrebbero rimborsati dallo Stato e quindi alcune società potrebbero decidere di non farlo.

I sindacati, poi, segnalano che i lavoratori preferirebbero di gran lunga aumenti stabili di contratto, anche tramite il taglio del cuneo fiscale. Lo stesso vale per le imprese, con Confindustria che spinge per un nuovo intervento da destinare per un terzo alle società.

Nelle grandi società, come la pubblica Rfi, si possono poi "spostare" i soldi dei premi di produttività dalla busta paga per usarli come fringe benefit o per i servizi aggiuntivi che l'azienda concede ai dipendenti. In questo modo alcune aziende si potrebbero avvicinare alle nuove soglie esentasse. Per le società non hanno queste piattaforme, è difficile che ci saranno novità. Si tratta delle piccole e medie imprese e del settore pubblico.

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Il welfare aziendale nella Pubblica amministrazione

Le pubbliche amministrazioni spendono del denaro per il benessere dei propri dipendenti, rimborsando protesi, visite e interventi sanitari, ma anche tasse di iscrizioni ad albi professionali, rette di asili nido, abbonamenti a mezzi pubblici e altre spese.

Tuttavia, come chiarisce l’Aran (l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni), le disposizioni contrattuali di livello nazionale demandano la concessione dei benefici di natura assistenziale e sociale alla contrattazione integrativa e solo in alcuni comparti. In tutto ciò la spesa complessiva è a carico del bilancio dell’amministrazione, nell’ambito di una soglia massima di spesa da non superare, spesso bassa.

Tradotto, secondo un’analisi del 2017 della stessa Aran, i benefici pro capite vanno da 1 centesimo per i prefetti ai mille euro in alcuni enti locali, arrivando a circa 2mila euro solo nel caso delle autorità indipendenti.

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Chi otterrà fino a 2mila euro nel pubblico

I fringe benefit nel pubblico riguardano appena alcune migliaia di persone e solo nel 2021 è stato firmato un accordo da governo e sindacati, chiamato “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico”, per tentare di stimolarne l’utilizzo nella Pa.

Chi già beneficia di voucher, se i fondi a disposizione lo permetteranno, potrà quindi ricevere il prossimo anno fino a mille o duemila euro, ma a discrezione dei manager pubblici che dirigono le singole amministrazioni e sotto l’egida di Comuni, Regioni e ministeri di competenza.

Per dare fino a 2mila euro a tutti i dipendenti statali, servirebbero in teoria qualche miliardo di euro. Soldi che al momento non sono stati stanziati. Quindi i lavoratori di scuola, sanità ed enti pubblici che non hanno già oggi i fringe benefit per lo più non vedranno questo “bonus” aggiuntivo.

Ultimo aggiornamento: 22:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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