Crisi Deutsche Bank, perché i rischi sono minori rispetto a Credit Suisse: nodo volatilità dei mercati

Il colosso ha alle spalle la Germania, un grande Paese per cui l'attivo del gruppo è una parte minore del proprio pil

Venerdì 24 Marzo 2023 di Mario Landi
Crisi Deutsche Bank, perché i rischi sono minori rispetto a Credit Suisse: nodo volatilità dei mercati

La Deutsche Bank, di nuovo sotto il focus negativo del mercato, è un gruppo con diverse analogie ma molte differenze con Credit Suisse e che, negli scorsi anni, malgrado una lunga serie di scandali e difficoltà è riuscito ogni volta a risalire la china.

Tracciare un parallelo è così un esercizio ricco di assonanze ma anche di equivoci. Il gruppo, fondato nel 1869, ha infatti conosciuto una lunga serie di problemi legali e di reputazione, di scandali e cambi al vertice negli ultimi 10 anni dove ha bruciato miliardi di euro e perso un terzo del suo attivo. Inoltre annovera grandi azionisti del Golfo Persico come il Credit Suisse, lì i sauditi qui i qatarioti che come primi azionisti hanno il 6,5%, davanti a Black Rock (5,23%) e altri investitori istituzionali com Hudson (3,1%).

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Deutsche Bank e Credity Suisse, le differenze

E però appunto, osservando più nel dettaglio, i gruppi si differenziano molto fra loro: in primis Deutsche ha alle spalle la Germania, un grande Paese per cui l'attivo del gruppo è una parte minore del proprio pil, a differenza della Svizzera per la quale una crisi sistemica di Credit Suisse avrebbe rappresentato un terremoto nel suo bilancio tutto sommato ridotto sebbene sano. Deutsche Bank poi non ha subito, almeno fino a ora, come il gruppo elvetico l'incubo di ogni banchiere: la fuga dei depositi. Un evento che mina alle basi ogni istituto di credito più di una perdita, seppur grande, nel conto economico. Deutsche anzi, dopo la ristrutturazione del 2019, ha migliorato di molto la sua situazione, chiuso i maggiori contenziosi legali, rimesso in bonis o ceduto le sue divisioni commerciali.

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Il tema della liquidità

Un percorso sofferto frutto, secondo alcuni, anche di una vigilanza, quella Bce sicuramente più intrusiva. Il gruppo, nonostante i contraccolpi dell'invasione ucraina, ha chiuso il 2022 con un utile netto di 5,7 miliardi di euro e vanta un indice di capitale Cet1 del 13,4%. Certo il panorama dei mercati è molto cambiato negli ultimi mesi. La maxi liquidità degli anni scorsi viene drenata dalle banche centrali che continuano nella strada del rialzo dei tassi. Cambiamenti che sono positivi per le banche (tramite la crescita dei margine d'interesse) ma che impongono anche un ripensamento dei portafogli degli investitori e clienti in maniera brusca, della redditività e tenuta di alcuni business ad esempio quello degli immobili commerciali o della componentistica auto.

 

 

La palla alla Bce

Tutti elementi che i diversi Paesi europei, le autorità di vigilanza e la stessa Bce dovranno tenere conto. Il mercato, con la sua irrazionalità e volatilità tipiche di momenti di passaggio, sembra indicare la necessità di una frenata nella crescita dei tassi e Deutsche appunto potrebbe essere finita nella prima linea di questa scossa.

Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 10:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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