Bonus mamme, si avrà senza reddito. Escluse le colf. Come fare domanda (e quando può decadere)

Parte l'esonero contributivo per le mamme lavoratrici con due o più figli e contratto a tempo indeterminato, ma per ottenerlo serve richiederlo al proprio datore di lavoro. In alcuni casi, poi, può scattare la decadenza del sostegno: ecco quando

Venerdì 2 Febbraio 2024 di Giacomo Andreoli
Una mamma lavora in smart working mentre tiene in braccio il figlio

Il bonus mamme, il contributo fino a 3mila euro lordi (circa 1780 netti in un anno) per le donne lavoratrici con almeno due figli, sta per arrivare in busta paga. Precisamente arriverà con il cedolino di febbraio. Ma l'aiuto potrebbe anche decadere, in alcuni casi. Bisogna infatti fare attenzione ai requisiti e al mantenimento degli stessi per continuare a usufruire dello sconto. Non sempre, però, quando cambiano le condizioni della donna, l'aiuto viene meno. C'è poi da sottolineare che il bonus deve essere richiesto al proprio datore di lavoro. Non è una vera e propria domanda, ma il bonus non è nemmeno erogato automaticamente.

Vediamo allora nel dettaglio come si ottiene il contributo e quando può decadere.

Bonus mamme in arrivo, fino a 1780 euro in busta paga: requisiti, come chiederlo e quando arriva

Bonus mamme, quanto vale e per chi

Il governo ha previsto una nuova misura, per fornire un sostegno alle mamme che lavorano. Riguarda le lavoratrici subordinate a tempo indeterminato nei settori pubblico e privato, incluso il settore agricolo, compresi i casi di regime di part-time, mentre sono esclusi i rapporti di lavoro domestico.

La misura, che consiste nell’esonero totale dal versamento dei contributi sociali a carico del lavoratore fino a un massimale di 3mila euro lordi, è prevista per il triennio 2024-26 in favore delle madri con tre o più figli di cui almeno uno minorenne e, per il solo 2024, anche per le madri con due o più figli di cui almeno uno di età inferiore a dieci anni. La riduzione contributiva spetta anche alle lavoratrici che hanno bambini in adozione o in affidamento e si stima che interesserà circa 800mila lavoratrici

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Come si fa la domanda al datore di lavoro

L’esonero totale dei contributi previdenziali (nel limite massimo di 3mila euro l’anno), misura prevista in Manovra e che si applica per tutto il 2024 alle donne che hanno due figli di cui uno di età inferiore a 10 anni - fino al 2026 per chi ha almeno 3 figli di cui uno di età inferiore a 18 anni - in linea di principio è già operativo. Ma gli effetti nella busta paga di gennaio non si sono visti, perché mancava la circolare dell'Inps.

Ora con il via libera dell'Istituto di previdenza, scattano i contributi extra a partire dalla busta paga di febbraio, anche con gli arretrati di gennaio. Le lavoratrici assunte a tempo indeterminato possono comunicare al loro datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero, indicando il numero dei figli e i codici fiscali dei piccoli. Una volta fatta la comunicazione dei dati dal datore di lavoro all’Inps e i necessari controlli scatterà l’erogazione del bonus. La lavoratrice potrà anche comunicare direttamente all’Istituto di previdenza le informazioni con i codici fiscali dei figli.

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La decontribuzione e il taglio del cuneo fiscale

La decontribuzione per le madri, applicabile a tutte le lavoratrici con contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dal livello della retribuzione, con l’esclusione del lavoro domestico, corrisponde a un taglio extra del cuneo fiscale, che lato lavoratorice vale in tutto il 9,19% dello stipendio (il restante 23,81% è a carico del datore di lavoro).

Gli effetti della misura si intersecano quindi con quelli della proroga al 2024 dell’esonero parziale, pari a 6 o 7 punti percentuali, dal versamento dei contributi Ivs a carico del lavoratore con retribuzione fino a 35.000 euro. Il taglio del cuneo fiscale nazionale. La decontribuzione per le lavoratrici madri si tradurrà quindi in un aumento in busta paga fino a 1.700 euro, 140 euro al mese. A fare i calcoli è stato l’Ufficio parlamentare di bilancio.

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Quando arriva o decade il contributo

Non è prevista nessuna decadenza dal diritto a beneficiare della riduzione contributiva se muore uno o più figli o se uno di loro esce dal nucleo familiare o, ancora, nelle ipotesi di non convivenza di uno dei figli o di affidamento esclusivo al solo padre. In alcuni casi, però, come detto il contributo può decadere. Vediamo alcuni casi concreti di applicazione dell'esonero per capirlo.

Per una lavoratrice che al 1° gennaio di quest'anno è madre di tre figli, ma con il più piccolo che compie 18 anni a ottobre 2025: quel mese sarà l'ultimo in cui ricevere il contributo, che poi decadrà. Lo stesso vale per una mamma con due figli e il più piccolo che fa 18 anni ad esempio a luglio: da agosto perderà il contributo. E ancora: se invece una donna è madre di un solo figlio e un altro nasce a giugno, il contributo verrà riconosciuto solo da giugno a fine anno. Se invece a nascere è il terzo figlio, l'esonero continua nel 2025.

Infine il contributo, se la donna lavoratrice e madre di almeno due figli è precaria e viene stabilizzata con un contratto a tempo indeterminato, può cominciare a usufruire del contributo da quando la situazione occupazionale cambia (sempre nei limiti dei periodo coinvolti dalla misura statale).

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Ultimo aggiornamento: 18:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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