Meglio non illudersi: azzeramento del gas russo, siccità, aumento dei consumi e forte ripresa della Cina tornano a minacciare le bollette. «E molto probabilmente i prezzi di luce e gas non torneranno più ai livelli pre-crisi, e cioè a quelli che eravamo abituati a vedere prima della pandemia».
Europa in caccia
Va detto subito che le previsioni riportate da Stefano Besseghini non sono altro che le attese che incorporano i “forward” internazionali dei prezzi all’ingrosso, cioè i prezzi che un acquirente si impegna a versare per acquistare dell’energia a una data scadenza futura. Quindi di fatto fotografano l’equilibrio tra domanda e offerta a livello internazionale. Quando a partire da metà 2023 la domanda di energia tornerà a crescere, come ogni anno, dovrà fare i conti con un’offerta senza gas russo, appunto, ma anche con la frenata del nucleare francese, a causa della siccità, e con la corsa al Gnl da dividere con la Cina, tornata a macinare i ritmi pre-Covid. Fattori, questi, solo in parte compensati dai possibili risparmi sui consumi, dall’incremento di fotovoltaico ed eolico e dal gas proveniente dall’Africa. Si tratta di un quadro internazionale complesso che inciderà inevitabilmente anche sull’Italia.
Condizionatori e meteo
Partiamo dalla luce. In effetti dietro certe previsioni che proiettano nuovi aumenti ci sono senz’altro i fattori stagionali, come l’aumento dei consumi di luce tipico del terzo trimestre dell’anno per un Paese come l’Italia che soprattutto a luglio manda a pieno regime i condizionatori. Non va poi dimenticato che oltre metà della produzione italiana di elettricità arriva dal gas: quindi le fluttuazioni del metano ipotizzabili in pieno riempimento degli stoccaggi, seppure lontane da quelle del 2022, si faranno sentire anche in estate, a termosifoni spenti.
E ancora, l’Italia è tra i Paesi fortemente colpiti da 18 mesi di siccità. Un fattore che ha inciso in modo deciso sul calo della produzione da fonti rinnovabili. «Bastano poche variazioni nelle precipitazioni per causare un crollo della produzione, come stiamo assistendo per l’idroelettrico», spiega il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, preoccupato anche per lo scenario sul nucleare francese. L’energia che arriva da Oltralpe pesa quasi per il 10% sul nostro fabbisogno. Un fatto che rischia di pesare non poco quest’estate. Anche se i primi rincari sul gas potrebbero vedersi già a maggio.
Il nodo del gas liquefatto
Quanto ai possibili aumenti del metano, c’è da domandarsi se le quantità residuali di gas russo transitate nei gasdotti continueranno anche nel 2023. Se si azzerassero anche queste quantità, l’Europa sarebbe costretta ad approvvigionarsi sul mercato globale del gas liquefatto con inevitabili impennate dei prezzi visto che gli Stati Uniti venderanno al miglior offerente. La buona notizia riguarda invece gli stoccaggi stagionali appena avviati: l’impresa per riempire le riserve per il prossimo inverno sarà meno ardua dell’anno scorso. L’Italia ha da mettere da parte la metà del gas raccolto l’anno scorso nonostante i prezzi stellari, visto che parte con gli stoccaggi pieni al 60%, il doppio della primavera 2022. Stesso discorso per l’Unione europea.
Dunque non ci sarà la corsa ad accaparrarsi il metano che ha fatto schizzare i prezzi ad agosto. Ma la ripresa dei consumi invernali si farà comunque sentire sui prezzi, stando ai segnali che arrivano dal mercato. Il resto dipenderà dal clima che ha salvato non poco i consumi dello scorso inverno. L’ennesima variabile che può fa saltare ogni previsione sui prezzi.
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