Banca popolare di Bari, salvataggio ok: arrivano 900 milioni

Lunedì 16 Dicembre 2019 di Diodato Pirone
Banca popolare di Bari, salvataggio ok: arrivano 900 milioni

Il salvataggio della Popolare di Bari è arrivato ieri notte, prima dell'apertura dei mercati ma con 48 ore di ritardo rispetto al Consiglio dei ministri convocato e poi fallito venerdì. Ignorando, o quasi, il polverone sollevato da renziani e pentastellati nella maggioranza e da Salvini dall'opposizione, Giuseppe Conte ha riconvocato ieri sera i ministri per approvare quel decreto che stanzia «fino a 900 milioni» per la Banca Popolare di Bari che era stato stoppato venerdì da Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Ma la maggioranza, sia pure per ragioni diverse, si è divisa con i 5Stelle decisi a coprire il salvataggio di una banca con slogan a effetto («Nessuna pietà per i manager», ha dichiarato Di Maio) e i renziani che hanno ironizzato sulla nascita di una investment bank sulle ceneri della Popolari di Bari. Da qui la decisione in Consiglio dei ministri di cambiare il titolo del decreto inserendovi un riferimento esplicito al Mezzogiorno. Sia da parte dei 5Stelle che, indirettamente, dei renziani sono emerse perplessità sull'azione di controllo di Bankitalia.

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Tecnicamente i soldi arriveranno a Invitalia che li girerà al Mediocredito che potrà acquistare azioni della Popolare ricapitalizzandola. Altro denaro dovrebbe arrivare all'istituto pugliese dal Fondo Interbancario, cioè da tutte le altre banche italiane. Da questa operazione nasce di fatto il nucleo di una Banca del Sud: è importante notare che i 900 milioni saranno prelevati da un apposito fondo del Ministero dell'Economia già finanziato. Forse non saranno tutti impegnati da Mediocredito nel capitale della Popolare di Bari e quindi potrebbero essere usati poi per successive operazioni.
Dopo il commissariamento da parte di Bankitalia di una Banca che era assai chiacchierata da anni non c'era altro da fare che lanciarle una ciambella di salvataggio per evitare una corsa dei risparmiatori a ritirare i propri risparmi. Ma questo non ha impedito a Italia Viva e Cinque Stelle di polemizzare per tutta la giornata prima di presentarsi in Consiglio dei ministri.

GLI SLOGAN
Non a caso nel clima di tensione si iè inserito agevolmente Matteo Salvini che in serata dagli schermi televisivi ha avuto facile gioco a elencare slogan dopo l'altro. Bankitalia? «Non ha vigilato, va riformata». I salvataggi? «Renzi non può dare lezioni».
Però, per non avere sorprese, questa volta Palazzo Chigi aveva distribuito il testo del decreto ai rappresentanti dei partiti molte ore prima del Cdm, convocato alle 21.
Un consiglio dei ministri durante il quale il premier ha illustrato una relazione della Banca d'Italia sulla situazione della popolare pugliese e sull'attività di controllo effettuata da Via Nazionale. Conte prima del Cdm aveva speso parole di rassicurazione per i cittadini ma anche per attutire le tensioni nella maggioranza: «Il nostro obiettivo è tutelare i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica, auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico». Di più: «È in gioco un tessuto produttivo in sofferenza. Faremo di necessità virtù: rilanceremo quella che potrebbe essere la più importante banca del Sud».
Una posizione accolta favorevolmente da Di Maio che è tornato a chiedere di «nazionalizzare» la banca dopo l'intervento pubblico. E di rendere noti i nomi (peraltro già in gran parte conosciuti) «dei prenditori vicini alla politica che hanno preso soldi e non li hanno restituiti».
Anche i 5Stelle hanno mostrato perplessità su Bankitalia e ieri hanno fatto sapere di voler accelerare il varo di una Commissione d'Inchiesta sulle banche anche per conoscere eventuali «omessi controlli».
Di tutt'altro tono le parole del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che ha voluto sottolineare «la vicinanza del governo ai risparmiatori, ai dipendenti della banche e al tessuto imprenditoriale del territorio».
Alle polemiche assiste in silenzio un Pd nervoso che da tempo chiede una maggiore coesione della maggioranza.

Oggi alle 19, dopo il voto sulla manovra al Senato, è previsto un vertice a Palazzo Chigi per sciogliere i nodi giustizia e autonomia. Non sarà una passeggiata.

Ultimo aggiornamento: 15:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA