Assegno di inclusione per gli ex percettori del Reddito: uno su due è irregolare, respinta metà delle pratiche

I controlli preventivi funzionano: già respinte 400mila richieste

Sabato 6 Aprile 2024 di Francesco Bisozzi
Assegno di inclusione per gli ex percettori del Reddito: uno su due è irregolare, respinta la metà delle domande

Una diga contro i furbetti. Passa solo una domanda su due per l’Assegno di inclusione, il nuovo reddito di cittadinanza per i non occupabili, ovvero per i nuclei con al loro interno minori, disabili, anziani e persone in condizione di svantaggio.

I maggiori controlli, insomma, sembrano fare effetto. 

Per quanto riguarda l’Adi, la prestazione partita all’inizio di quest’anno, che insieme al Supporto per la formazione e il lavoro ha fatto calare definitivamente il sipario sulla vecchia prestazione anti-povertà, le domande pervenute da dicembre a gennaio sono state poco più di 1,2 milioni, stando a una nota dell’Inps inviata al ministero del Lavoro il 26 marzo. Quelle che hanno ottenuto semaforo verde non superano la soglia delle 590.000. 

Questi numeri li ha snocciolati giovedì scorso anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in un question time alla Camera. Precisando: «Rispetto al vecchio reddito di cittadinanza adesso le verifiche sui requisiti dei richiedenti vengono eseguite alla fonte, ovvero prima di concedere il pagamento». 

I “TORNELLI”
Uno dei principali talloni di Achille del sussidio dei Cinquestelle è stato proprio quello degli scarsi controlli. L’assenza di “tornelli” all’ingresso della misura calata a terra dal vecchio governo giallo-verde ha fatto sì che hanno beneficiato dell’aiuto anche quelli che non avevano i requisiti per accedervi.

Come hanno dimostrato le verifiche della forze dell’ordine, per esempio, hanno ottenuto il benefit anche quelli che non rispettavano i limiti sul cosiddetto reddito mobiliare oppure quelli sulla cilindrata delle auto in loro possesso. Per non parlare di quelli che, più semplicemente avevano commesso reati incompatibili con l’erogazione dell’assegno. 

I beneficiari dell’Adi ricevono un importo medio pari a 607 euro circa. L’aiuto, per adesso, ha impegnato 984 milioni di euro circa. Ovvero attorno ai 330 milioni al mese. La spesa per il vecchio reddito di cittadinanza, per intenderci, in alcuni mesi ha finito per registrare picchi di 600 milioni di euro. Insomma, il risparmio è tangibile. 
Le domande per l’Adi respinte dall’Inps sono al momento più di 385 mila. Al 26 marzo risultavano 49.532 pratiche in lavorazione. Intanto il tasso di occupazione è salito, a febbraio, al 61,9%, sfiorando il record del 62% registrato a dicembre 2023, secondo gli ultimi dati Istat. 

SUPPORTO
L’addio al reddito di cittadinanza è stato pensato anche per spronare i cosiddetti soggetti attivabili a formarsi e trovare lavoro. Per questo accanto all’Assegno di inclusione è stato attivato, a settembre, l’assegno per il Supporto per la formazione e il lavoro, che vale 350 euro al mese. Lo hanno ottenuto in 60 mila, mentre le domande rifiutate ammontano a 63 mila. 

La misura finora è costata allo Stato poco più di 60 milioni di euro. A febbraio, dopo il calo registrato a gennaio, l’occupazione è tornata a crescere soprattutto per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti che, afferma l’Istat, hanno sfiorato la soglia delle 16 milioni di unità. 

In particolare, rispetto al mese precedente, l’occupazione è cresciuta di 41mila unità. Il numero degli occupati, pari a 23 milioni e 773 mila, è superiore a quello di febbraio 2023, dunque su base tendenziale, di 351 mila unità (+1,5%).  

Il sottosegretario Claudio Durigon, nel suo question time alla Camera di giovedì, ha anche precisato che «è in fase di ultimazione una dashboard pubblica che verrà messa al più presto a disposizione dei cittadini interessati, allo scopo di fornire informazioni sulla misura Adi in formato open data, in base al principio di trasparenza che gli enti pubblici sono chiamati a rispettare». 

OBBLIGHI
Per quanto riguarda i nuovi strumenti welferistici, e sempre intervendo alla Camera, il sottosegretario ha anche ricordato che «i dati sono in costante aggiornamento» e - come già detto - che soprattutto i controlli sul possesso dei requisiti «vengono effettuati preventivamente».

Se finora l’Assegno di inclusione si è rivelato più efficace rispetto al reddito di cittadinanza, però, non è soltanto per via dei controlli alla fonte. 

I beneficiari dell’Adi sono tenuti a presentarsi davanti agli operatori dei servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale. 

Chi non risponde all’appello va incontro alla decadenza del beneficio, anche in caso di mancata convocazione da parte dei centri per l’impiego. Il nucleo che non si presenta spontaneamente quando non convocato rischia infatti di incorrere in una sospensione dell’assegno. 

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