Mercati con un passo nuovo richiedono idee nuove.
Molto è cambiato negli ultimi trimestri in economia. E per Justin Thomson, a capo dell’International equity in T. Rowe Price, il settore degli investimenti si trova di fronte a un netto cambio di paradigma. Siamo passati da un mondo di disinflazione benigna a uno di inflazione anomala; da tassi d’interesse molto bassi a un contesto di tassi in tendenziale aumento; da un lungo periodo di bassa volatilità a un periodo di volatilità elevata; dalla globalizzazione alla de-globalizzazione; dalla massima liquidità al ritiro della liquidità; e, cosa forse più importante, da un’epoca di valutazioni elevate, per azioni e bond, a una più vicina alla norma storica. Dunque va tenuto conto, dice Thomson, della nuova era dei mercati finanziari, con le banche centrali oggi ben più indipendenti del passato e potenzialmente più efficaci per controllare l’inflazione, ma meno disponibili a sostenere gli asset nei portafogli.
ALLA FINESTRA
In pratica, si tratta di pensare al costo opportunità di ogni posizione in portafoglio. Significa rimanere attivi, perché la volatilità è nostra amica, dicono gli esperti. Un esempio? Probabilmente ci troviamo nella fase iniziale di un ciclo di revisione negativa degli utili. È dunque cruciale che gli investitori capiscano dove gli utili sono più vulnerabili. Mirabaud AM, invece, va a caccia di «opportunità eccezionali» tra i bond, nonostante le turbolenze. Il reddito fisso a breve scadenza, dice, appare interessante per gli investitori più avversi al rischio. I Bund a 2 anni rendono oltre il 2% e i Treasury Usa oltre il 4%. Anche i costi di “copertura” dal rischio di 200 punti base dovrebbero rientrare nel tempo, visto l’impegno della Bce nella lotta all’inflazione. L’altra area con notevole potenziale è considerata poi la “duration” (durata dell’investimento) lunga. «Mentre iniziamo a vedere un rallentamento dell’inflazione e un picco dei tassi», osservano i gestori, «osserviamo una convessità significativa della curva. Apple, Microsoft, Ibm, Google: le parti a più lunga scadenza delle strutture di capitale di queste aziende sono scambiate sui livelli di 60 (punti obbligazionari) con rendimenti intorno al 5,5%, più o meno». Dunque, rimane una certa cautela, perciò «continuiamo a coprire il rischio di credito e di duration». Ma siamo molto vicini al picco del pessimismo, e quindi vicini anche «ai livelli in cui inizieremo a ridurre le nostre coperture sulla duration».