Caso Brexit, il monito di Cameron: «Pensioni a rischio se usciamo dalla Ue» `

Lunedì 13 Giugno 2016 di Cristina Marconi
Caso Brexit, il monito di Cameron: «Pensioni a rischio se usciamo dalla Ue» `
LONDRA Lanciare allarmi e moniti di natura economica, finanziaria e, geopolitica, di concerto con personalità di spicco e organismi internazionali, lasciando la maggioranza degli argomenti passionali e di pancia al fronte avversario. E' stata questa, fino ad ora, la strategia seguita dal primo ministro David Cameron per convincere i britannici a votare a favore della permanenza del Regno Unito nell'Unione europea al referendum del 23 giugno prossimo. Strategia che, a dieci giorni dal voto e con i sondaggi che danno un pericoloso testa a testa tra i due fronti, e' stata riconfermata ieri sulle pagine del quotidiano conservatore e tendenzialmente euroscettico Daily Telegraph. Il premier ha spiegato come la Brexit porterebbe inevitabilmente ad un ritorno dell'odiata austerità per colmare un buco di bilancio stimato tra i 20 e i 40 miliardi di sterline e metterebbe a rischio il sistema del «triplo lucchetto» grazie al quale le pensioni crescono in linea con il dato più alto tra quello sull'inflazione, sulle retribuzioni o il 2,5%. «Non se le pensioni rappresentano una porzione importante della spesa pubblica più di 90 miliardi all'anno e se l'inflazione è prevista al 4% se lasciamo l'Europa», ha avvertito Cameron nel tentativo di far leva sul bisogno di sicurezza economica che gli elettori britannici in generale e quelli conservatori in particolare hanno dimostrato di tenere in altissima considerazione quando, l'anno scorso, hanno riconfermato lo stesso Cameron a Downing Street.

 

LE CRITICITÀ
«Se votate per rimanere in Europa, avrete stabilità per il nostro paese e sicurezza nelle vostre vite», ha scritto in un editoriale, sottolineando come se la piccola Groenlandia ci ha messo 3 anni a negoziare il suo ritiro dalla Ue nel 1985, per il Regno Unito i tempi saranno necessariamente piu' lunghi. Un punto di vista ribadito anche dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha fatto presente che il paese si troverebbe in un limbo di almeno 7 anni, ossia i due anni previsti dall'articolo 50 del Trattato di Lisbona e i 5 anni necessari per permettere a tutti e 27 gli altri Stati membri e al Parlamento europeo di approvare il risultato dei negoziati. «Senza nessuna garanzia di successo», ha aggiunto Tusk. Molti fautori della Brexit continuano a parlare della possibilità di raggiungere rapidamente un nuovo assetto con Bruxelles e non fanno sufficiente chiarezza su quello che succederebbe in materia di accordi commerciali e mercato interno, ignorando i reiterati avvertimenti che sono giunti negli ultimi mesi dalla capitale comunitaria e da altri paesi e suggerendo l'esistenza di una sorta di complotto per impedire al Regno Unito di ritrovare la sua indipendenza. Dopo qualche sondaggio che ha dato la Brexit in vantaggio la settimana scorsa, ieri si è parlato di una situazione di stallo impossibile da interpretare. Cameron, parlando alla BBC, ha annunciato la sua intenzione di rimanere premier fino alla fine della legislatura, ma ha garantito che dopo il referendum, in caso di vittoria della Brexit, ci sarà un rimpasto per dare agli euroscettici più potere. Ribadendo però che un voto di uscita porterebbe ad un «decennio perduto» per il Regno Unito. 
Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 12:19

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci