La Ue all'Italia: fondi alla Turchia fuori dal deficit. Ma non c'è chiarezza sulla clausola dei migranti

Lunedì 1 Febbraio 2016 di Luca Cifoni
La sede del ministero dell'Economia a Via Venti Settembre
Nuovo capitolo del botta e risposta tra Bruxelles e Roma. All'Italia che insiste per escludere dai vincoli europei gli aiuti decisi per la Turchia e per ottenere di scomputare dagli stessi vincoli le spese sostenute per l'emergenza rifugiati (la cosiddetta clausola dei migranti) la commissione europea risponde da una parte che è già stato deciso di considerare in questo modo le somme destinate ad Ankara, e che sulla flessibilità di bilancio le decisioni verranno prese in primavera.

Ma il nodo di quei tre miliardi di euro in più che l'Italia intende spendere nel 2016, a fronte dello sforzo sostenuto per l'accoglienza delle masse di uomini e donne che premono sui suoi confini, è in realtà piuttosto complicato. Secondo la commissione di Bruxelles il parere sul punto specifico verrà dato caso per caso ed ex post, ovvero dopo che le spese in questione saranno state effettivamente sostenute.

Il fatto è che la clausola viene utilizzata per la prima volta e non sono del tutto chiari nemmeno i criteri esatti da applicare. L'Italia fa presente di aver già speso nel 2015 oltre tre miliardi per questa finalità e ritenendo di dover fronteggiare un impegno della stessa entità nel 2016 ha messo in conto una deviazione dagli obiettivi pari allo 0,2 per cento del Pil, ovvero appunto circa 3 miliardi.

L'Unione europea, a quanto pare, ritiene invece che la maggiore spesa potrà essere considerata davvero eccezionale e quindi ammissibile in deroga solo se aggiuntiva: il nostro governo dovrebbe quindi dimostrare di spendere quest'anno tre miliardi in più del precedente. Non è esattamente la stessa cosa.
Ultimo aggiornamento: 18:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA