Ilva a rischio per i ricorsi al Tar: Calenda contro il partito dei veti

Domenica 3 Dicembre 2017
Ilva a rischio per i ricorsi al Tar: Calenda contro il partito dei veti

ROMA «Emiliano sia onesto. Abbia il coraggio di dire con chiarezza che vuole chiudere l'Ilva. E' ora di finirla con i ricatti del partito dei veti». A sera, dopo un'altra giornata di tensione, da Palazzo Chigi filtra la forte irritazione per le mosse del governatore Michele Emiliano. «Qui non ci sono piani B», afferma il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, «se il Tar accoglie il ricorso di Emiliano, l'Ilva chiude. Saltano decine di migliaia di posti di lavoro e la bonifica di Taranto».
Il doppio altolà, condiviso da Matteo Renzi e Marco Minniti, arriva in risposta al bombardamento del governatore. Di buon mattino Emiliano mette a verbale: «Sulla questione dell'Ilva il governo è in un cul-de-sac. Adesso deve attendere il giudizio dei giudici e soprattutto far vedere le carte. Ad esempio siamo tutti molto curiosi di conoscere il piano industriale» della AncelorMittal che nel giugno corso si è aggiudicata la gara per l'acquisizione dell'impianto siderurgico. Ancora: «Il governo ha determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima consentita di produzione di acciaio e adesso cerca un capro espiatorio cui dare la colpa del fallimento».
In serata arriva la replica del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: «Rinnovo a Emiliano l'offerta di riaprire immediatamente il tavolo di Taranto per avviare un dialogo costruttivo, ma lui ritiri contestualmente il ricorso contro il decreto ambientale. Siamo ormai abituati ai ricorsi di Emiliano su vaccini, Buona scuola, Tap, per fortuna tutti regolarmente perduti». In questo caso però, evidenzia Calenda, «il rischio è che l'investitore, constatata l'ostilità delle istituzioni locali, scappi a prescindere dall'esito del ricorso lasciando sulle spalle del governo, e non certo di Emiliano, il destino di ventimila persone e i costi delle bonifiche». Inoltre lo Stato ci rimetterebbe subito non meno di 800 milioni. Il ministro dello Sviluppo ricorda le tappe della vicenda dando del bugiardo al governatore: «Il piano industriale e il piano ambientale dell'Ilva sono stati presentati a Emiliano e ai sindaci da Mittal nell'ambito del tavolo istituzionale tenutosi al ministero il 16 novembre. All'uscita dalla riunione Emiliano dichiarò la sua soddisfazione, salvo qualche giorno dopo presentare ricorso al Tar. Da quel momento il governatore ha dichiarato tutto e il contrario di tutto: che il ricorso era uno come un altro, che in caso di accoglimento della sospensiva l'Ilva non rischia la chiusura, che il ricorso serve a conoscere carte segrete quali il piano industriale. Si tratta di affermazioni non rispondenti al vero».
Contattato al telefono, Emiliano risponde picche all'appello di Calenda e attacca: «La diossina di Taranto comincia ad avere effetti negativi sul ministro. Non è vero, ripeto, che l'acciaieria chiude se arriva la sospensiva del Tar. Come non è vero che ho fatto campagne contro i vaccini. E non ho alcuna intenzione di ritirare il ricorso: lo farei solo e soltanto se concordassero le modifiche al piano industriale e ambientale». E aggiunge Francesco Boccia, presidente dem della commissione Bilancio della Camera, grande amico del governatore: «Se va via Mittal, l'Ilva non chiude. E' già pronto a subentrare il gruppo Jindal, che insieme a Cdp e Del Vecchio aveva presentato un piano con la decarbonizzazione e il passaggio al gas metano». Al momento però non risulta che la cordata Jindal sia tornata in pista.
«SINDACATI CON I PADRONI»
Con il governo però si schierano i sindacati. Dice Maurizio Landini, della Fiom: «Emiliano deve ritirare il ricorso e deve farlo non perché i problemi non esistono, ma perché quei problemi devono essere risolti insieme al tavolo delle trattative cambiando, dove è necessario cambiare, il piano e facendo gli investimenti». Replica dell'irrefrenabile Emiliano: «Assurdo, su Ilva il sindacato sta dalla parte dei padroni. Ma io non mi spavento».
Alberto Gentili
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Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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