Maurizio Cattelan (Padova, 1960) è uno degli artisti italiani più controversi, più controcorrente.
Cattelan appare molto più pensoso, ombroso e forse addirittura mistico rispetto al passato, nella mostra a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí. Le tre opere rispecchiano tre fasi della vita, dalla nascita alla morte. Breath rappresenta la nascita, con un uomo in posizione fetale che dorme accanto a un cane. Tornano temi cari all’artista, come i piccioni in tassidermia - i “fantasmi” del titolo - che a dozzine si mimetizzano nell’architettura dell’ex edificio industriale. Con Blind, un enorme monolite in cui viene a conficcarsi un aereo, viene subito alla mente l’11 settembre. Ma si tratta anche dell’ennesima riflessione, in chiave stilizzata e disadorna, della morte.
«L'arte - dice Cattelan - affronta gli stessi temi dall’inizio della storia dell’uomo: creazione, vita, morte. I temi si intrecciano con l’ambizione di ogni artista di divenire immortale attraverso il proprio lavoro. Ogni artista deve confrontarsi con entrambi i lati della medaglia: un senso di onnipotenza e di fallimento. È un saliscendi di altitudini inebrianti e discese impervie. Per quanto possa essere doloroso, la seconda parte è anche la più importante. Come tutte quelle che l’hanno preceduta, questa mostra è un concentrato di tutti questi elementi».
Dalla banana incollata al muro con lo scotch (subito raccolta e mangiata da un altro artista via social, David Datuna), al water d'oro massiccio esposto (e poi rubato) a New York, fino alla statua raffigurante un enorme dito medio davanti al palazzo della Borsa a Milano, Cattelan sa come stupire e come attrarre l'attenzione quasi malgrado la nostra volontà. Ma questa volta, in questo momento storico così travagliato, l’artista sembra volerci far riflettere sul mistero dell’esistenza.