Mata Hari, la parabola della spia più seducente. Gli amanti, i servizi segreti e la danza dei sette veli Foto

Domenica 7 Agosto 2022
Mata Hari

Il 7 agosto 1876 nasceva a Leeuwarden Margaretha Geertruida Zelle, meglio nota al mondo come Mata Hari.

A lungo fu considerata come la spia più misteriosa e intrigante di tutti i tempi. Gli storici hanno ampiamente ridimensionato questa leggenda, che tuttavia è rimasta nel linguaggio corrente. Come definiamo un Einstein un cervello geniale, così chiamiamo una Mata Hari ogni donna di irresistibile fascino, che riesca a sedurre, e rovinare, i potenti della terra. In realtà Mata Hari rovinò solo sé stessa.


LA VITA
Era di buona famiglia, ed ebbe un'educazione adeguata. Ma quando il padre fallì la giovinetta fu data in sposa a un ufficiale di stanza nelle Indie olandesi, dove la vita era - come nella fortezza Bastiani - monotona e insipida. Geertruida si consolò interessandosi agli usi e costumi locali, studiando musica e danza, e dedicandosi a quella soteriologia mistica che, nelle fertili fantasie, assimila la devozione ai languori dell'abbandono erotico. Così almeno la interpretò la sposina, che si convinse di essere una sorta di reincarnazione delle baiadere induiste. Quando, nel 1902, ritornò in Europa, le sue ambizioni erano aumentate. Dopo un opportuno divorzio si stabilì a Parigi, iniziando una collezione incredibile di relazioni profittevoli. Si trattava generalmente di maturi gentiluomini, incantati dalla sensualità esotica di quella originale danzatrice. Geertruida assunse il nuovo nome di Mata Hari (letteralmente Occhio dell'alba) e si inventò una serie di precedenti avventure trasgressive che eccitarono le energie assopite dei ricchi banchieri dedicatisi ai suoi capricci. Lei si esibiva seminuda, in un danza dei sette veli che cadevano uno alla volta, lasciandola comunque protetta da una cascata di gioielli. Alcuni dissero per pudore, altri per timore della censura, altri per nascondere un seno inesistente.


Non era sprovvista di talento. Si esibì anche alla Scala di Milano raccogliendo il plauso del maestro Tullio Serafin, che sarebbe diventato uno dei direttori preferiti di Maria Callas. Ma era prigioniera di una vita disordinata e dispendiosa, ed era coperta di debiti che i munifici accompagnatori non erano in grado di onorare. Intanto il tempo passava, e quando scoppiò la prima guerra mondiale si trovò alle soglie della quarantina, un'età allora più che sinodale, con una nutrita schiera di amanti e una ancor più lunga di creditori. L'arruolamento obbligatorio e le restrizioni belliche diminuirono le occasioni di svaghi, e Geertruida subì, come si dice, uno sviamento di clientela. Fu in questa situazione di disagio economico e di inconsueta stagnazione che pensò di offrire i propri servigi al miglior offerente: non più solo come cortigiana, ma come spia.


CINISMO
Per sua disgrazia era inadeguata a questo mestiere dove l'intelligenza deve prevalere sull'intrigo, e il calcolo sulla seduzione. Mata Hari si trovò amanti tra generali e diplomatici nei due campi avversi, e credette di carpirne, nell'intimità, informazioni riservate da vendere a entrambi. Il trucco durò poco, perché i servizi segreti di Parigi e di Berlino capirono subito che quella fascinosa intrigante era una modesta, ingenua truffatrice. E poichè la guerra, più ancora della politica, non ha cuore né viscere, entrambi la sfruttarono con spregiudicato cinismo. Il suo amante tedesco se ne servì per veicolare false informazioni ai francesi che, consapevoli del doppio gioco della donna, resero pan per focaccia. Alla fine i tedeschi, considerando questa dilettante inutile e costosa, decisero di venderla al nemico.


IL CODICE
Usando un codice che sapevano essere stato decrittato dai francesi, la indicarono come informatrice H21. Il deuxième bureau capì la trappola, ma ne approfittò per dare un esempio di severità e determinazione. La Francia ne aveva bisogno, perché il fronte militare era minato dalle diserzioni e quello interno dal disfattismo. Così il 13 gennaio 1917 il controspionaggio, pur consapevole che la donna era fondamentalmente innocua, la fece arrestare incriminandola di tradimento e di collusione con il nemico. Al processo l'accusa fu sostenuta dal tenente André Mornet, che trent'anni dopo avrebbe rivestito lo stesso ruolo contro il maresciallo Pétain e l'ex primo ministro Pierre Laval. La corte, tutta di militari, dopo un'ora di camera di consiglio, dichiarò Geertruida colpevole di tutti i reati ascrittile e la condannò a morte. L'imputata, che si era sempre dichiarata innocente, reagì più con stupore che con disperazione: era convinta di aver servito la Francia, pur avendo ricevuto soldi da Berlino. Il suo avvocato ricorse in appello, subito respinto, e quindi inoltrò domanda di grazia, subito rifiutata: la Francia voleva la sua esemplare libbra di carne.


L'ESECUZIONE
Così, all'alba del 15 ottobre 1917, la detenuta fu condotta al castello di Vincennes, dove più di cent'anni prima Napoleone aveva fatto fucilare il duca di Enghien, con quella decisione di cui poi ebbe a pentirsi e che Fouché bollò con la famosa battuta: «È peggio di un crimine, è un errore». L'esecuzione di Mata Hari non fu ritenuta né l'uno né l'altro, ma un salutare messaggio a disertori e disfattisti. Questo rigore, unito a un cambio dei vertici militari, riportò in effetti ordine nell'esercito francese. Alla fine, davanti al plotone di esecuzione, la condannata dimostrò compostezza e dignità, rivolgendo ai soldati parole gentili. Alcuni colpi andarono volutamente a vuoto, ma uno raggiunse il cuore. Il cadavere fu sottoposto a autopsia e sepolto in una fossa comune.


L'INGANNO
La sua eredità più significativa fu anche la più fasulla: quella della femme fatale che sostituisce alle armi da fuoco quelle della seduzione. In realtà queste spie non sono mai esistite, se non nei romanzi, nei film, e nell'immaginazione popolare. Durante il secondo conflitto mondiale, le uniche donne che trasmisero in patria informazioni utili furono le ragazze dello Special Operation Executive, che Londra spedì dietro le linee naziste per organizzare la Resistenza. Alcune di loro, come Violette Szabo, Christine Granville o Noor Inhayat Khan erano belle quanto e forse più di Mata Hari, ma i loro strumenti operativi furono le radiotrasmittenti, i messaggi in codice, e i sabotaggi. Tredici di loro furono catturare e giustiziate dalla Gestapo. Alla loro memoria sono stati dedicati musei e monumenti in quasi tutta la Gran Bretagna. A Valençay, in Francia, ogni anno viene ricordato il loro sacrificio con una commovente cerimonia, che fino a qualche anno fa vedeva ancora la partecipazione delle superstiti protagoniste. In ricordo di Mata Hari, invece, rimangono solo dei brutti film e una leggenda sbiadita.

Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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