I 100 anni di Giulietta Masina
l'altra metà del genio Fellini

Domenica 21 Febbraio 2021 di Gloria Satta
Giulietta Masina

Piccola, disperata, gli occhiali scuri e un rosario tra le dita, Giulietta Masina dà il suo saluto straziante al feretro di Federico Fellini, compagno di vita e di successi per oltre mezzo secolo. E’ l’ultima immagine che il mondo ha di lei e risale al 3 novembre 1993, il giorno dei funerali del maestro di Rimini: la grande attrice, indimenticabile e poetica Gelsomina nel film da Oscar La strada, avrebbe seguito il marito poco dopo, il 23 marzo 1994, stroncata da un tumore ai polmoni e dal dolore della perdita. Oggi Giulietta avrebbe compiuto 100 anni (era nata a San Giorgio di Piano il 22 febbraio 1921) e il mondo la ricorda non solo come moglie e musa di Fellini ma anche come una protagonista del cinema che sarebbe riduttivo associare esclusivamente al geniale regista di La Dolce Vita: ebbe infatti una vita artistica propria, ammirata da giganti come Charlie Chaplin e Henry Miller, e vinse numerosi premi internazionbali, al Festival di Cannes compreso.
MATRIMONIO SEGRETO. Con Federico, conosciuto nel 1942 negli studi dell’Eiar, la radio del regime fascista, e sposato segretamente in casa il 31 ottobre 1943 in una Roma occupata dai tedeschi (come funico esteggiamento uno spettacolo di varietà dell’amico Alberto Sordi), Giulietta girò alcuni dei film più significativi della sua carriera: La Strada (1954) e Le notti di Cabiria (1957), premiati entrambi con l’Oscar, ma anche Luci del varietà diretto nel 1950 da Fellini in coppia con Alberto Lattuada, Lo Sceicco bianco (1952), Il bidone (1955), Giulietta degli spiriti (1965), Ginger e Fred (1985). E, come ricorda l’avvincente biografia a lei dedicata da Gianfranco Angelucci (Edizioni Sabinae con Il Centro Sperimentale di Cinematografia), Masina interpretò anche Senza pietà diretta da Lattuada, Europa ’51 di Roberto Rossellini, Fortunella di Eduardo De Filippo, Nella città l'inferno accanto ad Anna Magnani, Persiane chiuse di Luigi Comencini, Ai margini della metropoli di Carlo Lizzani, Frau Holle di Juraj Jakubisko, La pazza di Chaillot di Bryan Forbes e John Huston. Prostituta dal cuore d’oro in Le notti di Cabiria, candido ”folletto” al seguito del girovago Zampanò in La strada, signora borghese in Giulietta degli spiriti, ballerina di tip tap al tramonto in Ginger e Fred, l’attrice ha incarnato tanti ruoli diversi. Così minuta, lo sguardo spalancato sul mondo, l’eleganza discreta da ragazza di buona famiglia (laureata in Lettere, aveva studiato dalle Orsoline), non somigliava a nessun’altra e Fellini l’adorò per tutta la vita, considerandola l’altra metà di sé stesso, una «fata», una «principessa», la personificazione della sua «struggente nostalgia per la perfezione e l’innocenza». E, pur non risparmiandosi le passioni extraconiugali con donne all’opposto di lei, come la giunonica Sandra Milo, non pensò mai di lasciare la moglie, il vero amore della sua vita. Lei lo ricambiava con lo stesso sentimento e una dedizione totale: «Grazie, Giulietta, e smettila di piangere», esclamò Fellini nel 1993 in mondovisione ricevendo l’Oscar alla carriera, il quarto, sei mesi prima di morire. «Il nostro primo incontro non lo ricordo, io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta».
TELEFONATE. «Federico era legatissimo alla moglie», conferma Carlo Verdone, «mio padre Mario, che gli era amico e lo accompagnò spesso anche all’estero, mi raccontava che dovunque si trovasse il regista andava alla disperata ricerca di un telefono per chiamarla ad ore fisse». Carlo ricorda anche le cene della celebre coppia nella casa dei genitori, a Ponte Sisto: «Giulietta rimaneva silenziosa, fumando una sigaretta dietro l’altra, felice di lasciare la scena al marito. Si capiva che i due si adoravano». Concorda Fiammetta Profili, storica e preziosa assistente di Fellini: «Lei sapeva prenderlo come nessun altro. Con pazienza e generosità, gli organizzava la vita dalle diete fino ai viaggi». E quando lui venne ricoverato in ospedale, «scriveva alla moglie lettere struggenti», rivela Profili. «Era spiritosa, divertente, intelligente. Sul set, quando gli chiedeva chiarimenti su una scena, lui rispondeva che non ne aveva bisogno: ”Ti considero un’estensione di me, sei come un mio braccio”, le disse una volta durante le riprese di Ginger e Fred».
PORTO SICURO. Nel 1945, Giulietta e Federico persero il loro unico figlio Federichino a 11 giorni della nascita.

Quel dolore cementò ancora di più la loro unione.  «Se una coppia senza figli rimane insieme, significa che sta bene insieme», spiegava l'attrice. «Giulietta non era soltanto un grande talento del cinema, era una forza della natura», racconta Francesca Fabbri Fellini, nipote ed erede unica del regista, «cuoca impeccabile, la regina della casa di Via Margutta. Ambasciatrice di buona voltonà dell’Unicef, viaggiava spesso a differenza dello zio che preferiva non muoversi, ed era imbattibile nel preparare le valigie. Giulietta era l’amore vero di Federico, il porto sicuro a cui lui non poteva non tornare».

Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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