“Prendete il tram se volete scrivere”, esortavano Age & Scarpelli, sceneggiatori che hanno fatto la storia del cinema italiano (un titolo per tutti, "La grande guerra"). Lo ricordava - in una bella intervista su Repubblica - Antonio Capuano, regista napoletano “maestro” del premio Oscar Paolo Sorrentino. E quindi si deve ripartire dal basso, dai mezzi pubblici, appunto, dalla strada. Ascoltando voci, storie e umori. Perché abbiamo bisogno della realtà, perché la realtà – la vita reale - ci nutre.
E così eccomi qui, a guardare Venezia dal basso delle sue calli e dei suoi canali. A guardarla con gli occhi del “foresto” che vive qui ormai da sette anni sfidando il luogo comune “Venezia è bella, ma io non ci vivrei”. Io invece ci vivo. E anche bene.
Partiamo da loro, allora: dai netturbini veneziani. Operatori ecologici, si dovrebbe dire. Operatori sociali, preferirei. Perché mette di buon umore incontrarli al mattino. Su e giù per calli e ponti con i loro carri ingombri dei nostri scarti domestici. Pioggia, freddo o caldo asfissiante: mai li ho visti negare un sorriso, un saluto o una parola buona, soprattutto agli anziani. Anzi, credo che il loro raccogliere rifiuti porta-a-porta assolva anche a una sorta di compito sociale: tenere d'occhio la popolazione anziana...
Tutti i giorni rispondono immancabilmente con un “grazie”, quando consegni loro il sacchetto delle “scoasse”. Beh, forse è arrivato il momento di dire noi grazie a loro. Perché sono la dimostrazione vivente che può essere l'uomo a nobilitare il lavoro. E a riempirlo di dignità e valore. Non servono gesti eroici, basta farlo bene e con un sorriso. Due cose non sempre scontate.
E quindi Buon Natale a tutti, ma soprattutto a loro, netturbini veneziani, piccoli monumenti di civiltà: senza di loro Venezia non sarebbe la stessa.
Ultimo aggiornamento: 25-12-2021 17:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA