Rigopiano, dodicesimo rinvio dell'udienza per il disastro. La rabbia dei familiari

Sabato 26 Giugno 2021 di Stefano Buda
Rigopiano, dodicesimo rinvio dell'udienza per il disastro. La rabbia dei familiari

Familiari delle vittime presenti al gran completo, ieri mattina nel tribunale di Pescara, per assistere al dodicesimo rinvio dell’udienza preliminare sul disastro dell’Hotel Rigopiano.

Rinvio ampiamente annunciato, alla luce dello sciopero proclamato dall’Unione delle Camere Penali, per protestare contro la decisione del presidente del tribunale di Verbania di revocare il fascicolo sulla tragedia del Mottarone al giudice che pochi giorni prima aveva disposto la scarcerazione di alcuni dei principali indagati.

Tutti i legali del caso Rigopiano, compresi quelli di parte civile, hanno aderito all’astensione. In ogni caso i familiari delle vittime hanno scelto di esserci per sottolineare il proprio disappunto. In aula le “mamme” di Rigopiano hanno preso posto nello spazio riservato al pubblico, indossando delle casacche bianche ed esponendo le ormai storiche magliette con i volti delle 29 vittime.

All’esterno del Palazzo di Giustizia, negli stessi istanti, gli uomini hanno affisso numerosi striscioni, come quello che invoca “giustizia certa per la strage del Mottarone, senza penalizzare altri processi e giustizia urgente per la strage di Rigopiano”. Un altro striscione ricorda: “12 udienze e 12 rinvii… ogni udienza più di un’ora d’appello, pochi minuti per il dibattito… basta !”. Insomma il dilatarsi dei tempi della giustizia inizia davvero ad indispettire i parenti delle vittime. Al punto che all’uscita del tribunale c’è stato qualche attimo di tensione tra questi ultimi e un avvocato della difesa che, poco prima in aula, aveva chiesto di posticipare la prossima udienza a causa della propria indisponibilità.

Ad essere onesti il gup Gianluca Sarandrea ce la sta mettendo tutta e anche ieri ha provato a rinviare di appena un paio di settimane, anche se poi le molteplici indisponibilità nei collegi difensivi lo hanno costretto ad aggiornare l’udienza al 23 luglio. Naturalmente la giustizia ha i suoi tempi e i suoi riti, che vanno scrupolosamente rispettati. Inoltre c’è stata una pandemia, che ha generato problemi e ritardi a tutti i livelli. Ed è vero anche che i tempi della prescrizione, in quasi tutte le occasioni di rinvio del caso Rigopiano, risultano sospesi. Però quattro anni, senza essere ancora approdati alla discussione della fase preliminare, sono davvero troppi. Ed evidentemente i parenti delle vittime temono anche che il progressivo allontanamento dal fatto storico possa finire per raffreddare gli animi dei giudicanti.

«Il problema principale di oggi è che gli ultimi due scioperi dei penalisti sono coincisi con il processo Rigopiano – polemizza Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime – sarà sicuramente una coincidenza temporale, ma guarda caso il presidente nazionale dell’Unione delle Camere Penali, che ha indetto gli scioperi, è il legale del principale imputato del caso Rigopiano». Il riferimento è evidentemente all’avvocato Giandomenico Caiazza, che assiste l’ex prefetto Francesco Provolo, imputato sia sul fronte del disastro che sul versante del depistaggio. «In ogni caso, con oltre 80 avvocati impegnati in aula, è normale che ogni volta ci sia un legittimo impedimento – prosegue Tanda – e allora forse sarebbe il caso di iniziare a tenere le udienze di sabato, come accaduto a L’Aquila per il processo sul terremoto».

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