Hanno fatto entrambi scena da muta, davanti al giudice, Mimmo Nobile e Natale Ursino, i due uomini ritenuti responsabili dell'agguato del primo agosto scorso, al Bar del Parco di Pescara, nel quale perse la vita l'architetto Walter Albi, mentre l'ex calciatore Luca Cavallito rimase gravemente ferito.
Il legale di Nobile preferisce invece glissare sulla natura dei rapporti tra il suo assistito e Ursino, il presunto mandante, descritto dal procuratore capo di Pescara come «un soggetto di elevato spessore criminale». Ursino è stato infatti diversi anni in carcere per reati legati al traffico di droga, ma è soprattutto una figura riconducibile all'omonima ndrina della locride, che fino ai primi anni Duemila si rese protagonista di una sanguinosa faida di ndrangheta. «Non mi sembra - si è limitato a dire Peluso in merito ai rapporti tra Nobile e Ursino - di poter osservare collegamenti in grado di giustificare l'allarme che si è venuto a creare». Per poi aggiungere che «sarà un lavoro lungo e complesso, che in ogni caso ci porterà a dimostrare l'assoluta estraneità del mio assistito rispetto alle accuse». Anche Ursino, interrogato per rogatoria nel carcere di Rebibbia, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale, Cesare Placanica, presidente delle camere penali di Roma e difensore, tra gli altri, dell'ex terrorista nero Massimo Carminati nel processo "Mafia Capitale", ieri si trovava a Catanzaro per l'udienza di un altro processo e ha dato indicazione ai suoi collaboratori di procedere in tal senso.