Una corsa contro il tempo dà valore al presente. Così Ivan Cottini, ex ballerino di Amici affetto da sclerosi multipla, considera la malattia come lo status di un...
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Ad ascoltare la madre, il ballerino è sempre stato un ribelle, ostinato nel perseguire il sogno del mondo dello spettacolo. Poi una mattina di fine aprile cambiò tutto. Si svegliò con il buio in un occhio e con i pantaloni bagnati e, col passare delle ore, non riusciva nemmeno a reggersi in piedi. Nel giro di un mese la diagnosi. La malattia era già in fase avanzata ma lui non lo sapeva. Il primo anno fu il più duro, "sia per me che per la mia famiglia, che assisteva impotente alla perdita e all'uso di alcune parti del mio corpo" racconta. Cottini perse molti chili e anche l'amore dell'epoca, la fidanzata storica. "Pensavo che la vita fosse finita, i miei genitori erano tutti i giorni in lacrime e più di una volta ho pensato di farla finita" confessa. Ad ogni ricovero era affiancato da psicologi e psichiatri. Poi durante una lunga notte a Milano al San Raffaele disse basta alla malattia. Voleva tornare a sorridere e sognare. Si concentrò su ciò che aveva, sulle parti del corpo su cui aveva ancora arbitrio e ricostruì un nuovo Ivan. "Organizzai un party in ospedale. In tanti aderirono e la cosa fece molto scalpore".
Quella forza interiore ha ribaltato la sua esistenza. Durante questo periodo di rinascita conobbe la madre di sua figlia. "Diventare padre era il mio desiderio più grande e per farlo ho sospeso i farmaci aggravandomi, ma lo rifarei" ricorda. Persino il Papa venne a conoscenza della sua storia e volle incontrarlo insieme alla piccola Viola che benedisse mentre il capo dello Stato Mattarella lo ha nominato Cavaliere della Repubblica, tra i più giovani d'Italia, a soli 33 anni. La danza scoperta tardi, per caso e con la malattia è diventata oggi la sua terapia: "Sono il primo malato di Sla al mondo a ballare e sono diventato un punto di riferimento per tanti malati, uno stimolo a lottare nonostante gli haters che mi minacciano con lettere anonime e danni alla vettura e che vogliono condannarci alla malattia come se i malati dovessero recitare un ruolo predeterminato, accettare un destino segnato, quello di stare a casa e soffrire".
Servizio di Francesca Cicatelli Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino