MOSSANO - «Poteva essere salvato». E' polemica sull' abbattimento del toro scappato il 29 aprile da un macello di Ponte di Barbarano. A ucciderlo con due colpi...
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Sull'episodio intervengono gli animalisti, i quali chiedono alle forze dell'ordine di fare piena luce su quanto avvenuto e di accertare le responsabilità per il mancato controllo dell'animale. «Ciò che è accaduto è grave - attacca Piera Costa, responsabile vicentina della Lav, Lega antivivisezione -. Si doveva allertare un veterinario abilitato alla telenarcosi, che avrebbe potuto salvare l'animale ed evitare problemi di incolumità. Chi l'ha ucciso è un privato munito di fucile da caccia grossa, che ha sparato da una distanza di 40 metri, dopo che l'animale si era rifugiato in un boschetto».
L'animale, prosegue la Lav, stava vivendo un'esperienza terribile: «Si tratta dell'indescrivibile orrore del macello, del sangue e della morte, contesto che gli ha dato l'istinto e la forza di liberarsi e fuggire. Non risulta che abbia provocato danni. Dopo ore di fuga in un ambiente sconosciuto era impaurito e stremato». La Lega antivivesezione si chiede se l'abbattimento fosse l'unica soluzione: «O era solo la più drastica e spettacolare? Perché non è stato interpellato un veterinario?». Per gli animalisti il toro andava affidato a un'associazione che se ne prendesse cura e «gli permettesse di trascorrere dignitosamente il resto della vita». «E' questa la società che vogliamo? - concludono -. Cittadini armati che risolvono i problemi col grilletto?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino