Suad racconta Damasco e i siriani, grande popolo preso per mendicante

Suad Amiry
BASSANO - «Ho scritto questo libro per portare i lettori nei vicoli della città vecchia, a sentire il profumo dei numerosi suk che vendono spezie, stoffe e cose...

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BASSANO - «Ho scritto questo libro per portare i lettori nei vicoli della città vecchia, a sentire il profumo dei numerosi suk che vendono spezie, stoffe e cose preziose, a conoscere lo splendore dei palazzi, dei cortili con fontane e dei giardini segreti. Con i suoi stretti vicoli, le sue case e la grande moschea degli Omayyadi fa da sfondo alla storia della mia famiglia che ripercorro a ritroso nel tempo per tre generazioni». Descrivere così la sua ultima opera la scrittrice e architetto palestinese Suad Amiry, ospite sabato, 3 settembre, alle 18 alla Libreria Palazzo Roberti di Bassano.


La città chiamata in causa è Damasco (che dà anche il titolo al libro), una delle più antiche al mondo, nonché città natale dell’autrice. Fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah, Amiry è cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo. Ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi a Edimburgo. Dal 1981 insegna Architettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese. Ha vinto il premio internazionale Viareggio Versilia nel 2004. Da Feltrinelli sono usciti i due volumi «Sharon e mia suocera» (2003) e «Se questa è vita» (2005), poi ripubblicati assieme in «Universale Economica» (2007), «Niente sesso in città» (2007), «Murad Murad» (2009), «Golda ha dormito qui» (2013) e, recentemente, «Damasco» (2016).


Nessuno meglio di Suad Amiry può raccontare il fulgore del passato della magica e millenaria città siriana, oggi teatro di atroci violenze, per aprire una porta sul presente. La scrittrice lo fa attraverso una saga appassionante sospesa tra realtà e finzione, una rievocazione nostalgica di un mondo raffinatissimo spazzato via dal fanatismo e dalla crudeltà, riflettendo anche sul senso della maternità e sul silenzio come estremo gesto d’amore. Ma anche sul tema dei richiedenti asilo: «Volevo parlare dei siriani, della loro grande storia, perché oggi sono obbligati ad emigrare ma in Occidente sono visti come mendicanti. È un dolore immenso vedere gli abitanti di Damasco e di Aleppo costretti a scappare per diventare rifugiati indesiderati. Queste persone, che oggi vediamo all’addiaccio, sono portatori di una cultura ricchissima. Nessuno lascia la propria casa se non è davvero costretto. Ogni italiano, ogni europeo, ha un padre o un nonno che è stato rifugiato o emigrante dopo la seconda guerra mondiale. Ma il guaio è che tendiamo ad avere la memoria corta». Dialogherà con l'autrice Alberto Rollo, direttore editoriale Feltrinelli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino