Mario, collezionista di stufe del 15/'18 le ha prestate anche al film di Olmi

Mario Longhini e alcune delle sue stufe
ASIAGO - Quasi più preziose e indispensabili delle armi, perché servivano per difendersi da un nemico forte e cinico che ha mietuto un sacco di vittime: il freddo. Sono le stufe...

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ASIAGO - Quasi più preziose e indispensabili delle armi, perché servivano per difendersi da un nemico forte e cinico che ha mietuto un sacco di vittime: il freddo. Sono le stufe usate negli accampamenti e nelle trincee durante la Grande Guerra. Ad Asiago, in contrada Pennar, c’è chi, con una grande passione per il periodo storico della Prima guerra mondiale, ha pensato di collezionarle. Mario Longhini ne possiede circa un’ottantina. Pezzi oggi davvero rari ed originali; una raccolta ingombrante (vista la dimensione degli oggetti) quanto eccezionale che sembra non abbia eguali al mondo e che è stata oggetto di una mostra di successo nell’ambito delle manifestazioni dell’estate asiaghese.




Mario e i suoi pezzi storici





Per ogni pezzo una storia da raccontare e Mario la spiega ben volentieri a chiunque abbia voglia di saperne di più. Così scopri a cosa serviva e perché veniva chiamata così la stufa maialino, oppure impari ad apprezzare la lavorazione di certe stufe che provengono dalla Romania, adatte a cuocere velocemente la carne, o ancora ammiri la stufa scaldaferri o ti fermi ad osservare tutti i particolari di quella usata nelle riprese del film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati” che Mario ha prestato volentieri alla produzione.



Tanti pezzi rari, quasi tutti di produzione civile, realizzati in ghisa o lamiera, in varie dimensioni, utilizzate dai vari eserciti, non solo quello italiano, che hanno combattuto sull’Altopiano.

“Ho ereditato la passione per la storia della Grande guerra e in particolare per le stufe da mio padre – racconta Mario Longhini – io poi ho continuato a coltivarla. Lui aveva raccolto una quindicina di pezzi, io sono arrivato ad averne un’ottantina. Queste stufe provengono da varie parti del mondo, trovate nei mercatini, procuratemi da vari amici. Una l’ho trovata io sul Monte Zebio, andando col metal detector. Ad alcune mancava qualche pezzo che poi sono riuscito a recuperare e così sono tutte complete”.

Nel tempo, insieme alla sua collezione, è cresciuta anche la preparazione storica di Mario, alimentata con la lettura di pubblicazioni vecchie ma preziose anch’esse reperite qua e là nei mercatini.

Accanto alle stufe, Mario colleziona anche altri reperti bellici recuperati nelle sue ricerche sui monti dell’Altopiano: elmetti, medaglie, bossoli, pale ed altri attrezzi. Con materiale bellico si diletta anche a comporre opere artistiche. Nel chiedergli se le stufe e gli altri oggetti sono in vendita percepisci una sorta di gelosia e di attaccamento ad ogni pezzo della sua collezione.

“Qualcuna l’ho anche venduta, dopo tanta insistenza da parte di amici. Queste stufe oggi diventano begli oggetti d’arredamento; mi moglie, per esempio, ne ha voluta una all’entrata di casa nostra”.


Ma che prezzo possono avere questi particolari pezzi d’antiquariato? “Dipende – risponde Mario – hanno sempre un valore soggettivo, in base a quanto piacciono e a quanto grande è il desiderio di averle. Mi scoccia venderle, ma a volte l’insistenza è talmente tanta che sono costretto a cedere”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino