WhatsApp nella bufera per i video hard: il Garante apre un'istruttoria

WhatsApp nella bufera per i video hard: il Garante apre un'istruttoria
WhatsApp finisce nella bufera, proprio in questi giorni in cui la popolarissima app di chat, così come tutte le altre applicazioni simili, sono già sotto accusa per...

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WhatsApp finisce nella bufera, proprio in questi giorni in cui la popolarissima app di chat, così come tutte le altre applicazioni simili, sono già sotto accusa per la diffusione di foto e video a luci rosse, dal caso Pozzuoli a Diletta Leotta e Maria Teresa Buccino. Proprio il caso del video hard di Pozzuoli, protagonista una ragazza giovanissima, ha scatenato una furiosa polemica sui social dopo che Selvaggia Lucarelli ha denunciato il fatto alla Polizia Postale. 


«Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un'istruttoria a seguito della modifica della privacy policy effettuata da WhatsApp a fine agosto che prevede la messa a disposizione di Facebook di alcune informazioni riguardanti gli account dei singoli utenti di WhatsApp, anche per finalità di marketing», comunica una nota del Garante della Privacy.

«Il Garante - continua la nota - ha invitato WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso. In particolare ha chiesto di conoscere nel dettaglio: la tipologia di dati che WhatsAppintende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall'avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato».

Inoltre «Il Garante ha chiesto di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch'essi comunicati alla società di Menlo Park, e di fornire elementi riguardo al rispetto del principio di finalità, considerato che nell'informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità di marketing». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino