Le chat di WhatsApp fra genitori degli alunni? Per gli psicologi sono inutili

Le chat di WhatsApp fra genitori degli alunni? Per gli psicologi sono inutili
Basta con le chat fra genitori, basta con l'assillo dei gruppi social legati all'attività della scuola. Compiti, libri, gite, avvisi e malattie. Tutto quello che...

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Basta con le chat fra genitori, basta con l'assillo dei gruppi social legati all'attività della scuola. Compiti, libri, gite, avvisi e malattie. Tutto quello che accade ai bambini a scuola finisce nelle chat dei genitori. Con buona pace del "vecchio" rappresentante di classe, superato da un veloce messaggio sullo smartphone.





Ma è davvero utile la chat dei genitori? «Sono sempre stato poco favorevole alle chat dei genitori, a mio avviso sono più i contro che i pro che ne derivano. Questo tipo di comunicazione, in realtà, serve solo ed esclusivamente al genitore e non viene utilizzato per apportare un qualsiasi vantaggio al proprio figlio», spiega Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell'Associazione nazionale DiTe (dipendenze tecnologiche gap e cyberbullismo).

«Ci troviamo di fronte al fenomeno dell'illusione della tecnologia - aggiunge Lavenia - Pensiamo di avere tutto sotto controllo e in poco tempo, ma in realtà è solo un'illusione che la tua mente e il tuo corpo siano realmente collegati in quella circostanza». Ad inizio settembre i media hanno riportato l'iniziativa dell'assessore alle Politiche sociali del comune di Monte San Savino (Arezzo) che insieme ai dirigenti scolastici e alle maestre, ha comunicato che il gruppo Whatsapp di genitori e insegnanti sarebbe stato chiuso per tornare al tradizionale ruolo del rappresentante di classe. 

«Dobbiamo tornare ai rapporti umani diretti e non mediati. Dove sono finite quelle mamme che si ritrovano al di fuori dell'istituto o alle feste di compleanno per dialogare sulla mole di compiti assegnati in classe o sul nuovo insegnante? - chiede Lavenia - Sicuramente il tran tran della quotidianità molto spesso non lascia alternative e il tempo da dedicare a queste situazioni rischia di essere sempre di meno, o comunque posto al secondo piano. Si pensa di poter ovviare a questa mancanza tramite il proprio smartphone, ma non è così - continua lo psicoterapeuta - deve tornare di moda il dialogo tra genitori, alunni e insegnanti».


«Non dimentichiamoci, inoltre, che molto spesso a causa di queste chat nascono dei veri e propri fenomeni di esclusione - conclude il presidente di DiTe - Se una mamma non risulta molto simpatica, o semplicemente non è in possesso di uno smartphone, automaticamente non viene inserita nella chat».
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Il Gazzettino