UDINE - “Non mollare! Non mollare!”. Gli occhi di fuoco di Stankovic, di quelli che sanno incendiare anche un'anima in siesta. Come sembrava, fino a poco tempo...
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AL CENTRO - Due chiavi che aprono le porte all'alba di una rinascita. Chiave tattica e chiave mentale. La prima, spiegata dallo stesso colombiano nel post partita dell'Olimpico. Da prima punta nuota più veloce. Può attaccare gli spazi, infilarsi dove altrimenti sbatterebbe contro Di Natale, mettere a terra i cavalli. Inappuntabile, ma Di Natale c'è ed è un patrimonio. A Muriel si chiede di agire anche da seconda punta e non c'è storia, dovrà adattarsi. La seconda chiave è tutta mentale, perché senza girarci troppo attorno, è questa la stagione del bivio: esplode, e per lui ci sarà la fila; fallisce e la carriera gli può voltare le spalle, relegandolo al ruolo di un potenziale ottimo giocatore. E nulla più. Ed è proprio lì che Stramaccioni e Stankovic hanno messo il mirino: colpire l'orgoglio dell'uomo, prima che del calciatore. Roba fine, da trainer della volontà, più che dei piedi. Roba da chi, come Stankovic, ha avuto come maestro un allenatore in grado di chiedere ad Eto'o di fare l'esterno. Strama e “Deki” ci stanno riuscendo: volevano Muriel al centro del progetto e dell'attenzione. Caricarlo - e non scaricarlo - di responsabilità, resistendo ai tentativi di club più attraenti dell'Udinese.
RABBIA E ORGOGLIO - “Non andare al Mondiale mi ha caricato” ha detto Muriel all'Olimpico. Però ha sofferto, di brutto. E in quel momento forse è diventato un uomo a tutto tondo. Nasce dallo schiaffo del ct Pekerman, la nuova vita di Luis. Ha capito che così non si poteva andare avanti e che incontrare la coppia di ex nerazzurri sarebbe stata l'ultima spiaggia. Ed eccolo quì, a sbattersi con un'anca contusa per dare il là al gol-vittoria di Thereau, a parlare di fase difensiva come una lezione da imparare. “Voglio raggiungere Ronaldo” ha detto. Non esageriamo, ma…non mollare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino