Se il tennis femminile cercava una giocatrice che avesse le stimmate della n.1, Bianca Andreescu si candida con autorità. A soli 19 anni ha trionfato agli US Open...
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Dall'altra il lieto fine per la Andreescu: ha sconfitto Serena (6-3 7-5) e un intero stadio. «Mi sono detta solo di mettere in campo quella dannata palla», ha sottolineato ricordando il match point. Un risposta vincente di diritto su una prima della Williams dopo lo spavento della rimonta dell'avversaria che era sotto 5-1 nel secondo set.
E' NATA UNA STELLA?
Terzo titolo stagionale dopo Indian Wells e Toronto. Bianca non conosce sconfitta dal ritiro di Miami a incontro in corso negli ottavi di finale e non perde una vera partita dalla semifinale di Acapulco lo scorso febbraio. E' la prima giocatrice a vincere gli US Open alla sua prima partecipazione nel tabellone principale. Le sono bastate 5 presenze nei Major prima di conquistare il primo titolo: Serena e la Sharapova ne avevano giocati 7. Nel 2019 ha sfidato 8 top ten e le ha battute tutte. A inizio anno era n.152 Wta, oggi è n.5. Se non sono questi numeri da predestinata, fate un po' voi. Tanto più in un momento in cui emerge un dato: il 2019 è il terzo anno consecutivo in cui una stessa giocatrice non riesce a vincere almeno 2 prove dello Slam nella stessa stagione.
MEDITAZIONE
La ragazza nata nell'Ontario da genitori rumeni e cresciuta sotto le amorevoli cure di Tennis Canada sin da quando aveva 11 anni, insieme alla giapponese Naomi Osaka, anche lei giovanissima e figlia di emigrati, sembra avere le carte in regola per diventare una vera n.1. Con la forza dell'aggressività: terribili bordate da fondocampo di diritto e di rovescio alternate a smorzate e discese a rete in controtempo, velocità media del servizio poco sotto i 180 km orari. E una personalità che le ha consentito di non farsi intimidire da 20mila tifosi urlanti da tapparsi le orecchie e tutti dalla parte dell'avversaria. Come la Osaka, pure la Andreescu crede nella meditazione. Ogni mattina dedica 15 minuti a quella che definisce «visualizzazione creativa», un modo per immaginare le situazioni che accadranno in campo, così da essere pronta a gestirle.«Ho imparato tramite un corso online, mi ci ha avvicinato mia madre quando avevo 13 anni», ha raccontato. E sa quel che vuole: «Da quando vinsi l'Orange Bowl nel 2014 credevo che avrei potuto farcela. A furia di immaginarlo il sogno è diventato realtà». Insieme all'assegno di 3 milioni e 850mila dollari per la vincitrice degli US Open. «Mai avuti tanti soldi in vita mia!». Ed è solo l'inizio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino