In teoria avrebbero vinto il bronzo. In pratica, seguendo la stessa logica dell'intera Isola della Grande Nuvola Bianca, refrattaria alle sconfitte quando nel mondo si parla...
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Quattordici minuti, quattordici punti. Si apre così il match di una Nuova Zelanda a trecento all'ora. L'imperativo è attaccare ritrovando i punti fermi del proprio gioco. Un piazzato sbagliato da Mo'unga, poi però la prima meta e la segna un pilone con le ali ai piedi: Joe Moody. Retallick (partita immensa la sua) trova un varco al centro della difesa degli uomini di Gatland e scarica per lo stesso Moody in sostegno; sprint e meta trascinando due uomini. Al 13' il raddoppio di Beauden Barrett per il momentaneo 14-0.
I Dragoni si scuotono, fanno ordine, dimostrano di essere in partita. Vanno in meta al 19' con Amos, mentre Patchell trasforma e otto minuti dopo mette il piazzato del 10-14. Nel mezzo, i neozelandesi perdono Coles, ma non la volontà di creare e creare ancora. Dominano sui punti d'incontro (Hansen, per sicurezza, ha lasciato stare i colpi di scena in mischia) e Aaron Smith dosa le energie dei suoi in attacco.
Insomma è partita. Almeno fino al Ben Smith show. Inizia al 33' e porta le due marcature dell'ala All Black che valgono il 28-10 prima dell'intervallo. Ospite d'onore dello spettacolo Crotty, il quale a inizio ripresa concretizza un ottimo inserimento per disegnare il 35-10. La partita non ha più nulla da dire. Adams, dopo due multifase nella ventidue tuttanera, segna la meta dell'onore, Mo'unga a 4 minuti dalla fine ritocca però il punteggio sul 40-17.
Chiusura hot con Lienert-Brown che poco prima del triplice fischio perde le braghe in un placcaggio. Risate e volti distesi tanto da vinti che da vincitori. Questi ultimi non hanno avuto il loro terzo Mondiale di fila e si ritrovano al terzo posto nel ranking. Un fallimento per gli dei. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino