MESTRE - È partito da Marghera con un sogno. Lui ha solo 16 anni, si chiama Nicola Giordano e gioca già in serie A2 con gli Sharks di Roseto. Nell’ultima...
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Soprattutto Nicola, oltre al talento, possiede maturità, ambizione e umiltà, doti che possono dare ancora maggiore concretezza al suo sogno. “Punto ad arrivare al livello più alto possibile: sarebbe bellissimo giocare in serie A ed in Eurolega, calcare palcoscenici del genere. NBA? Forse non ho il fisico”, dice prendendosi ironicamente in giro. Al momento il presente si chiama Roseto, piazza in lotta per la salvezza in A2 con un ambiente che “stravede” per te: potete raggiungere il vostro obiettivo, specie dopo l’ultima partita nella quale sei stato decisivo? “Io ci credo, secondo me il successo con Piacenza ci ha fatto svoltare, siamo stanchi di perdere e se recuperiamo gli infortunati possiamo centrare il traguardo”. L’empatia con il pubblico abruzzese è nata sin dal tuo esordio ad appena 15 anni lo scorso campionato; cosa ricordi di quel giorno? “Affrontavamo la Scaligera Verona, l’allenatore mi schierò in campo con il compito di marcare in fase difensiva Ferguson, il loro miglior giocatore. Vincemmo, fu emozionante soprattutto quando mi chiamarono in sala stampa a fine partita, era la prima volta per me”. Vivi fuori casa da due anni, nella foresteria della Stella Azzurra Roma, come ti trovi? “Ormai sono abituato. Ogni 2-3 mesi arriva un po’ di voglia di tornare a casa, poi però passa. Ci seguono molto, anche nel percorso di studi: abbiamo a disposizione una piattaforma online in cui recuperare le ore di lezione perse per motivi sportivi. Ho la fortuna di avere una famiglia che mi sta molto vicino, pur continuando a vivere a Marghera”. La passione per la pallacanestro è stata trasmessa dai tuoi genitori, considerato che anche tua sorella Elena gioca ad alto livello con le Lupe di S.Martino. “Papà giocava nelle giovanili della Reyer, assieme a mia mamma ci hanno sempre sostenuto ma senza assillo, dicendoci che potevamo smettere qualora non ci fosse stata più passione. Ricordo quando mia mamma mi portò al primo allenamento con i Giants Marghera, avevo 4 anni e da lì non ho più abbandonato il parquet. In quella società, nella categoria Under13, ho avuto modo di conoscere coach Andrea Ferraboschi, l’allenatore che forse mi ha insegnato più di tutti”. Nel quintetto ideale delle scorse finali nazionali U16, chiuse come detto con lo scudetto della Stella Azzurra, c’era un altro giovane talento del territorio, ossia il tuo coetaneo Davide Casarin della Reyer. “Siamo molto amici, nonostante un ruolo simile che ci può mettere in competizione con la nazionale. Quando in estate torno a casa, ci troviamo spesso io e Davide al campetto qui a Marghera, oppure al 4Anci al Parco Bissuola, c’è un ottimo rapporto tra di noi e un’amicizia che non viene intaccata da una sana rivalità sportiva”. Evidentemente, anche i sogni che portano lontano hanno le loro radici, spesso ben piantate nel playground sotto casa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino