Padova. «L'alpino ha un fucile». E la giunta non vuole più la statua alle penne nere

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PADOVA - Una mano sopra gli occhi per scrutare...

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PADOVA - Una mano sopra gli occhi per scrutare l'orizzonte, l'altra appoggiata a un moschetto della prima guerra mondiale e ai piedi il tradizionale cappello. Il monumento all'alpino è una statua in bronzo alta quasi tre metri, realizzata da un artista di fama internazionale e pronta per essere installata in un parco del centro di Padova. Con una grande festa? No, per ora solo con grandi tensioni.
Il Veneto è pieno di statue dedicate agli alpini ma in questo momento storico, con le guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente, la presenza di quel fucile apre un vero caso politico. Per ora i malumori nella maggioranza di centrosinistra sono emersi solo sottotraccia e a microfoni spenti, ma la situazione è destinata presto ad esplodere e il sindaco Sergio Giordani dovrà trovare una difficile mediazione perché mezza giunta si è già espressa con toni decisamente contrari. E dietro la politica ribollono diverse associazioni: quelle pacifiste che da tempo invocano un monumento dedicato a Gandhi e si trovano invece un alpino con il fucile, ma anche quelle femministe che indicano come priorità l'installazione di una statua di una donna (tra le 78 di uomini) in Prato della Valle.
Nel mondo delle penne nere la polemica viene accolta da diversi alpini con stupore: «Siamo un corpo militare e abbiamo sempre lanciato messaggi di pace, ma quello è un monumento storico e mica possiamo togliergli l'arma dell'epoca». Il dibattito è aperto e il tema ieri pomeriggio è stato al centro di una delicata riunione di giunta. La soluzione appare lontana.
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