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PADOVA - Erik Zorzi parla a bassa voce, come se leggesse i capi d’accusa di una storia che nel giro di pochi minuti diventerà dell’orrore. E piange.
L'orrore registrato
Lo Xiaomi di Nicoleta Rotaru fa il computer e immagazzina tutto senza scegliere: silenzi, passi, pause, rumori di sottofondo come il cigolare dei cardini delle porte di casa o il tintinnare della fibbia di una cintura. Ma anche l’urlo violento e disperato di Nicoleta “Aiuto, ti prego smettila”, i suoi rantoli e i tentativi di deglutizione. Si sentono per 15 minuti a intervallare i deliri di Zorzi, i suoi “Nico, Nico, sveglia”, “Ti prego Nico non distruggermi. Ti giuro io non volevo tutto questo, non so cosa fare”, “Vattene, vattene, vattene”. “Nico, Nico, Nico”. “Ti prego smettila, mi stai distruggendo”.
Di lei resta solo una voce che si fa più sempre più flebile e i rumori gutturali. I colpi di tosse nel tentativo di respirare. Null’altro. Sono i minuti tra le 4.24 e le 4.39 del 2 agosto 2023 e Nicoleta Rotaru, 39 anni, mamma di due bambine, muore così. L’audio che cristallizza gli ultimi momenti di vita della donna è stato fatto sentire ieri (19 marzo) nell’aula della Corte d’Assise di Padova, di fronte alla quale Zorzi, 43 anni camionista di Abano Terme, è a processo con l’accusa di aver ucciso l’ex moglie e averne inscenato il suicidio per impiccamento nel bagno di casa.