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BELLUNO - Hanno scritto gli ingegneri Fabrizio Zuddas ed Ettore de la Grennelais alla Provincia di Belluno, nella lettera in cui lamentavano ritardi e mancanze nella condivisione delle informazioni sull’Alemagna, a cui ha fatto rapidamente seguito il confronto tecnico: «Sono in corso di ultimazione da parte di Anas gli interventi urgenti e di emergenza per la creazione di rilevati e valli in terra lungo le pendici della Croda Marcora, in modo da poter limitare gli effetti su strada di eventuali nuove colate detritiche».
Ecco la buona notizia, nel fine settimana da bollino nero in cui la Statale 51 è stata nuovamente chiusa in località Dogana Vecchia a San Vito di Cadore (oltre che in zona Fadalto a Vittorio Veneto), a causa del maltempo. «Entro la prossima settimana contiamo di concludere la costruzione di un sistema di argini e drenaggi, che insieme al completamento della rete di sensori permetterà l’apertura anche notturna dell’infrastruttura, in attesa della soluzione definitiva attualmente allo studio del ministero», fa sapere la società del gruppo Ferrovie dello Stato, alludendo al progetto da 500.000 euro che nell’arco di venti giorni vede la movimentazione di 50.000 metri cubi di materiali franati a partire dal 1° luglio.
RIMOZIONE E SISTEMAZIONE
Il crinale interessato è quello del Jaron de la Pegolera, sul fronte del Sorapiss, lungo la strada per Cortina d’Ampezzo. Con il coinvolgimento delle ditte locali, Anas ha portato avanti due ordini di lavori: da un lato la rimozione dei detriti dalla carreggiata, con il relativo trasporto nei siti individuati dal Comune di San Vito e dagli altri enti; dall’altro la sistemazione dei cumuli accatastati sulle pendici e nei canaloni, in modo da formare degli argini a difesa e dei valli di accumulo e rallentamento di nuove colate. «Era sceso un po’ di tutto – ci viene spiegato –, ghiaione di varia pezzatura.
RINFORZO E SVUOTAMENTO
La società vigilata dal Mit generalmente si occupa di gestione della viabilità, più che di riduzione del rischio idrogeologico. Ma pare di capire che, perseguendo l’obiettivo di arrivare il più velocemente possibile alla completa riapertura, al tavolo istituzionale sia stato deciso di non fossilizzarsi troppo sulle competenze strette. Per questo Anas si è fatta carico di coordinare in particolare cinque interventi. Il rinforzo dell’argine di contenimento delle colate posto a un’altitudine di 1.350 metri. Il potenziamento di quello sul Rio Venco a quota 1.200. L’elevazione di un terrapieno rinforzato con gabbioni e scogliere, alto oltre 5 metri, a monte della briglia esistente sul Rio Venco, ricavando anche un sistema di drenaggio delle acque.
Il consolidamento dello sbarramento realizzato, nell’immediatezza della prima emergenza un mese fa, appena sopra l’Alemagna a 1.000 metri di altezza, anche qui implementando un sistema di drenaggio e canalizzazione delle acque. Lo svuotamento dei canali di colata e dei ghiaioni ammassati a monte, in modo da diminuire il materiale soggetto a movimenti in caso di ingenti precipitazioni. «Proprio le avversità atmosferiche hanno causato qualche rallentamento nel cronoprogramma – ci viene riferito – in quanto è stato necessario rifare i lavori sul pendio. Ma ormai è questione di pochi giorni per finire tutto. Non sarà la soluzione definitiva: a fronte di piogge violente, con il superamento delle soglie pluviometriche che saranno fissate dal tavolo istituzionale, la strada dovrà essere chiusa. Tuttavia queste opere permetteranno almeno il transito anche di notte e comunque al di sotto dei limiti di allarme segnalato dai sensori».
PROSSIMA FASE
Domani inizierà dunque la settimana decisiva per un graduale ritorno alla normalità, anche se non è ancora finita qua. Anas ha pianificato una seconda fase esecutiva, in cui prossimamente saranno realizzati due ulteriori argini a quota 1.200, per ricavare una “piazza di deposito” di eventuali altre frane: un luogo dove le colate possano rallentare, perdere energia e fermarsi.
L’auspicio della società è poi che tutti questi lavori possano essere accompagnati da interventi integrativi, come ad esempio le opere di attraversamento idraulico sotto la statale e la pista ciclabile, nonché la generale sistemazione del pendio a monte della strada, con il supporto degli enti regionali preposti alla difesa del suolo e alla mitigazione del rischio idrogeologico. Sempre in attesa della galleria paramassi, o di quello che sarà, tuttora in valutazione al ministero delle Infrastrutture.
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Il Gazzettino