Inaugurato l'anno accademico dell'Università di Padova, la rettrice Mapelli: «Crescita costante». Ruzzon: «Patriarcato, la responsabilità è condivisa»

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Il «welfare» del Bo

«Vi cito solo alcuni esempi: annualmente l’Ateneo stanzia un budget destinato a supportare le famiglie della comunità universitaria nelle spese legate ai servizi educativi dei figli, e tale budget prende la forma di un conto welfare utilizzabile dal personale tramite un portafoglio individuale. Abbiamo aperto un asilo, offriamo servizi di doposcuola e centri estivi, organizziamo corsi per personale e comunità studentesca di differenti tipologie, dal servizio di wellness ai corsi di yoga - elenca la rettrice Mapelli - Abbiamo stipulato, per il nostro personale, alcune convenzioni con enti e strutture del territorio dedicate a servizi educativi e ricreativi. A studentesse e studenti proponiamo iniziative per favorire il benessere alimentare e il consumo responsabile e sostenibile, sosteniamo la doppia carriera studente-atleta e vari progetti sportivi, oltre che le squadre di rappresentanza. Seguiamo, in altre parole, il suggerimento di Ippocrate, che ci ricordava come: «Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in eccesso né in difetto, avremmo trovato la strada giusta per la salute». Per promuovere, quindi, stili di vita salutari, nel 2023 in Ateneo sono state organizzate 70 iniziative dedicate a benessere e sport, alcune delle quali aperte anche alla cittadinanza. Iniziative che sono cresciute fortemente di numero negli ultimi anni arrivando a coinvolgere, giusto per dare un metro di misura, 925 dipendenti.

Abbiamo aumentato il supporto allo studio con tutor per l’inclusione e ampliato l’offerta del servizio “Quiet Room”, ovvero spazi riservati a studentesse e studenti con disabilità, difficoltà di apprendimento e altre necessità (come allattamento, primo soccorso). Difensora civica, consigliera di fiducia e Comitato Unico di Garanzia operano per tutelare i diritti di chi lavora e studia all’Università di Padova, soprattutto per quanto riguarda il contrasto a mobbing, molestie e discriminazioni, analizzando e affrontando tutte le segnalazioni ricevute. Organi di tutela che ci introducono un tema centrale, prima ancora che per il mondo accademico, più in generale per la società: la parità di genere. Sono da poco stati presentati i dati Anvur che fotografano una realtà, all’interno dell’accademia, ancora fortemente sbilanciata. Un dato per tutti: nelle università italiane la percentuale di professoresse ordinarie è del 27%, a Padova siamo arrivati al 25% per le professoresse di prima fascia, tocchiamo il 40% per quelle di seconda fascia, il 48% di ricercatrici di tipo A e il 39% di tipo B. I dati ci dicono che dobbiamo fare di più continuando sulla buona strada intrapresa, visto che si tratta comunque di percentuali in costante aumento, pur dovendosi scontrare con una disparità sedimentata in secoli di storia. Percentuali migliorate grazie al fatto che negli ultimi anni sono state messe in atto azioni per l’equilibrio di genere nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali e, allo stesso tempo, politiche per l’uguaglianza di genere nel reclutamento e nelle progressioni di carriera, oltre a molte iniziative per contrastare lo squilibrio di genere nelle discipline STEM, anche grazie all’impegno dei Dipartimenti. Così come l’Università di Padova investe impegno ed energia nella lotta a ogni tipo di discriminazione, violenza e stereotipo legati al genere, e lo fa attraverso una lunga serie di azioni istituzionali e interventi culturali e di formazione».

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