«Non ne possiamo più delle chiacchiere, vogliamo decisioni precise, unità di soggetti, non divisioni continue». La risposta di un costituzionalista come Mario Bertolissi va...
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L'obiettivo è il medesimo?
«Sì ma lo si ricava anche considerando quel 39% propenso a ritornare al voto quanto prima, perché ipotizza che non si possa realizzare una possibile unità, che significa stabilità di governi, governabilità. Vogliamo un paese serio, una legislatura che duri cinque anni e non sia quell'ibridazione costante nei partiti della coalizione, come nelle componenti delle opposizioni. Il fine è unitario, e ci sono parti politiche tradizionalmente più sensibili alle istanze del governo come il PD e Forza Italia, le altre sono tiepide».
Draghi è apparso all'orizzonte qualche giorno fa.
«Riesce più gradito anche nel Nordest, dove ha salde radici. Mattarella non ha fatto un giro di consultazioni per chiedere il nome del salvatore della patria. Ha comunicato che aveva scelto. Nel suo breve discorso c'era tutto: io sarei per andare alle elezioni, ma non possiamo permettercele. In assenza della politica di chi è stato eletto, gli organi di garanzia sono costretti a fare scelte determinanti. In queste situazioni c'è il meccanismo della supplenza, il presidente della Repubblica deve farsi interprete di ciò che il cittadino si attende: fare politica non partitica, ma istituzionale, costituzionale».
Filomena Spolaor
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Il Gazzettino