Addio all'ospedale unico del Veneto orientale: i due presìdi di Portogruaro e San Donà di Piave saranno mantenuti. E, semmai, potenziati. È quanto ha annunciato ieri mattina,...
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Perché questa retromarcia? L'ospedale unico non doveva essere il fiore all'occhiello del Veneto orientale? Ha detto Zaia: «Nel 2012 abbiamo affidato al territorio, com'è giusto che sia, il dibattito e l'approfondimento sulle scelte da fare, a cominciare dalla collocazione della struttura. Avevo detto: decidano i sindaci. Ho sentito tanti sì e tanti no, ma a livello locale non c'è stato nessun accordo. E allora chiudiamo noi la partita dando il via alla riqualificazione dei due presìdi ospedalieri di Portogruaro e di San Donà, una volta riviste tutte le relative schede sanitarie».
La delibera approvata ieri in giunta non prevede al momento stanziamenti di spesa. «La decisione - ha detto il presidente della Regione - è di dare risposte al territorio quanto ad apicalità, chirurgie, punti nascita, che dovranno diventare attrattivi, attraverso investimenti che non abbiamo ancora quantificato, ma che assicuriamo per i prossimi anni per evitare la migrazione sanitaria. Si tratta di territori veraci e identitari e la delibera va in questa direzione, con gli investimenti sui due poli, che dovranno specializzarsi per dare vita ad un ospedale diffuso sul territorio».
Confermato anche il punto nascita di Portogruaro: «In base alla normativa, sotto i 500 parti all'anno i punti nascita dovrebbero essere chiusi - ha detto il governatore - A Portogruaro siamo a 400, ma contiamo che questo presidio diventi attrattivo e richiami pazienti dal Friuli Venezia Giulia». «Quello che avremmo investito sul nuovo ospedale ha poi specificato Zaia lo spenderemo per rafforzare e specializzare Portogruaro e San Donà, che saranno ammodernati e perfettamente integrati tra loro. Miglioreremo così l'offerta di assistenza ai cittadini, elevandola ulteriormente, ma con la qualità potremo anche attivare attrattività extraregionale dal vicino Friuli».
Nulla da fare, invece, per impedire la chiusura di cardiochirurgia a Mirano. Quella partita, ha detto Zaia, è legata a direttive nazionali: «Mestre e Mirano non raggiungono da sole i numeri stabiliti nei parametri, anche perché siamo particolarmente bravi e ci sono pure Treviso, Padova o Vicenza. Nessuno mette in dubbio la qualità, ma la poca casistica ci porterà a concentrare le forze, per una disciplina particolare come cardiochirurgia, su Mestre».
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Il Gazzettino