UDINE - (c.a.) «Il profilo Facebook ormai è sempre meno anonimo, lo potremmo denominare Giosuè Giosuè. Ormai è chiaro: l'hanno creato Rosaria e Ruotolo», Nicodemo Gentile,...
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L'udienza di ieri si è incentrata sulle testimonianze delle tre ex amiche di Mariarosaria Patrone, a cui si è aggiunta quella di una madre delle giovani arrivate a Udine da Somma Vesuviana. «In parte i testi erano in difficoltà, reticenti - osserva l'avvocato Gentile - È difficile dire alcune cose rispetto alla gravità di quello che è accaduto, però alla fine hanno detto ciò che sapevano e in modo convergente». La convinzione della parte civile è che il movente si stia avvicinando. «E il movente, in un processo indiziario come questo, è il collante che lega tutti gli altri indizi - afferma Gentile - Piste alternative sembra che non ce ne siano, nessun altro era coinvolto nell'ideazione del profilo Facebook, che poi si trattasse di uno scherzo non sembra, perchè alcune ragazze in seguito alle cose che ha detto la Patrone sono dovute ricorrere alle cure di uno specialista». Il legale osserva che in più occasioni le testimoni hanno parlato di «cose assurde» e che hanno avuto diversi «vuoti di memoria». «È una costante in processi così delicati - aggiunge - La gente cerca di salvare il salvabile, ma alla Corte è stato consegnato il primo mattone del movente».
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Il Gazzettino