La pazienza non è finita, ma non è certo illimitata. È questo il messaggio recapitato al governo da Giorgio Squinzi che ieri, intervenendo alla festa dell'Unità a Bologna...
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A giudizio di Squinzi, «i concetti che ci sono all'interno del provvedimento sono condivisibili: il problema è la quantità e la reale disponibilità dei fondi per sostenere questi investimenti, ad esempio quelli infrastrutturali, e tutta una serie di investimenti che erano stati decisi già cinque governi fa». Il numero uno di Viale dell'Astronomia ha spiegato che le aziende non si sentono sufficientemente protette («chiediamo semplificazioni, dateci un paese normale», l'invocazione) non risparmiando una punzecchiatura al premier Renzi che ha modificato lo slogan del governo. «Dopo avere detto facciamo tutto in 30 giorni mi sembra che il termine di 1000 giorni sia realistico ma bisogna fare le cose che servono per sbloccare questo Paese» ha osservato il leader confindustriale. E a questo proposito Graziano Delrio ha precisato che «i mille giorni non rappresentano un rallentamento, ma il tempo per far atterrare queste cose nella vita quotidiana delle persone».
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha avvertito che «nessuno ha promesso di cambiare il paese in trenta giorni, abbiamo voluto dare uno shock normativo nei primi sei mesi molto forte». Delrio ha rivendicato il lavoro svolto dall'esecutivo affermando che «sono state date scosse molto forti, tutti quelli che seguono l'azione di governo vedono la forte volontà di disincagliare la nave. Una nave che è fortemente incagliata. Queste spinte riescono a dare un pò di mobilità, poi quando prenderà il largo, la nave navigherà».
Sul fronte dell'occupazione, ancora Squinzi ha dato il via libera alla delega sul lavoro spiegando però che si tratta solo di «un primo passo nella direzione che dovrebbe essere quella del contratto unico che sia conveniente per le imprese e i lavoratori». E sempre in tema, il presidente di Confindustria ha chiarito che «noi siamo per incrementare i salari e non per diminuirli. Il problema, è aumentare il lavoro: bisogna ricreare le condizioni per ricreare lavoro». Toccando il tasto degli 80 euro Squinzi, dicendosi convinto che non hanno avuto impatto reale sui consumi, ha espresso il proprio rammarico. «Noi pensavamo e lo abbiamo detto sin dal primo momento - ha sottolineato - che sarebbe stato meglio investire questi 10 miliardi su un taglio deciso del cuneo fiscale del lavoro».
Una forma di rassicurazione agli industriali è arrivata da Enrico Morando che ha confermato che nel 2014 «non ci sarà nessuna manovra correttiva». L'esponente di governo ha anche smentito interventi sulle pensioni più elevate mettendo in fila i prossimi tre passaggi in agenda: delega sul lavoro, giustizia e riforma fiscale.
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Il Gazzettino