Siccità e temperature bollenti. Peggio di Attila per gli agricoltori bellunesi. Perché dove sono passate l'assenza di piogge e il solleone delle settimane scorse non cresce più...
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LA CAUSA La siccità. Che ha fatto il bello e il brutto tempo. Soprattutto il bello. Il combinato delle scarse piogge invernali, dell'assenza di neve e del lungo periodo senza temporali registrato tra luglio e inizio agosto hanno causato danni enormi alle produzioni agricole. Il deficit di precipitazioni registrato durante l'inverno ha influito sul cotico erboso e sulla fienagione di giugno. Del resto, nei dieci mesi tra ottobre e luglio sono caduti sul Veneto mediamente 705 millimetri di precipitazioni; la media del periodo 1994-2016 è di 919 millimetri. Quindi, dice Arpav, gli apporti del periodo risultano inferiori alla media del 23%, pari a un deficit di 214 millimetri. A novembre 2016 sono caduti mediamente 113 millimetri di pioggia, contro i 135 della media storica (significa -16%). A dicembre, pioggia assente e neve pure: 2 millimetri contro gli 80 della media storica (-97%). A gennaio la media direbbe 63 millimetri, quest'anno invece sono caduti solo 14 millimetri (-78%). E poi, c'è stata la siccità estiva. «Senza contare le locali grandinate e le bombe d'acqua - continua Dal Paos -. Quest'anno è dura. Ci salviamo solo perché abbiamo avuto un buon giro di turisti e quindi i prodotti locali sono stati venduti più facilmente».
LA SOLUZIONE Rischia di essere dura ogni anno, non solo quest'anno. «Ormai le stagioni siccitose non sono più una casualità - dice il presidente di Coldiretti -. Conviene che anche il Bellunese si attrezzi per dotarsi di impianti di irrigazione. E che gli imprenditori agricoli facciano le assicurazioni, per avere almeno un piccolo ristoro. Chiedo ai Comuni di stare vicino agli agricoltori: se perdiamo il settore primario, ne risente tutto il territorio».
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Il Gazzettino