«Savciuc? E' pericoloso e spietato»

«Savciuc? E' pericoloso e spietato»
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CONEGLIANO - (Ro) «La personalità del 19enne Mihail Savciuc evidenzia una elevatissima pericolosità e la più totale assenza di autocontrollo», con questa motivazione il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di attenuazione della misura restrittiva del giovane che si trova in carcere perché chiamato a rispondere di omicidio volontario pluriaggravato. Delitto confessato dal 19enne. In un raptus, secondo la difesa, e invece dopo averlo pianificato, secondo la Procura, avrebbe barbaramente ucciso l'ex fidanzata Irina Bacal, incinta di 7 mesi di un maschietto. Proprio quella gravidanza e quel figlio che non voleva, avrebbero scatenato la furia assassina di Savciuc che, portata l'ex fidanzata in un boschetto isolato, l'avrebbe colpita al volto e alla testa con un sasso. E, dopo averla tramortita, l'avrebbe strangolata, serrandole la gola per 2/3 minuti.

Gli avvocati difensori Andrea Zambon e Daniele Panico hanno già annunciato ricorso in Cassazione, ritenendo che le motivazioni dei magistrati veneziani (Risi, Beccaro e Valgimigli) non siano adeguatamente chiare. Secondo la difesa il carcere è una misura cautelare eccessiva essendo altamente improbabile che Savciuc potesse reiterare identico comportamento. Argomentazioni che i giudici del Riesame, pur ritenendole suggestive, bocciano ritenendole illogiche. «Una volta individuata nella violenza più sproporzionata e gratuita. una forma di risoluzione delle pressoché infinite difficoltà o contrasti che la vita quotidiana pone. Il ricorso ad atti violenti da parte del 19enne (non necessariamente omicidi ma espressione di aggressività nei confronti di altre persone) diviene così imprevedibile. Non va taciuto - concludono i giudici del Riesame - che Savciuc ha agito sorretto da un elevato grado di dolo omicidiario, avendo potuto fermarsi prima di strangolare l'ex fidanzata (le ha serrato la gola 2/3 minuti, ndr), ma ha invece ricercato con la massima intenzionalità la soppressione di Irina Bacal». Parole che suonano come una sentenza di condanna per lo studente 19enne.
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Il Gazzettino