Profughi, rubate le coperte ai senzatetto

Profughi, rubate le coperte ai senzatetto
Dopo lo sgombero del Bronx, bivacchi e accampamenti si spostano altrove. E analogamente si ripetono i sequestri delle coperte con le quali i richiedenti asilo si riparano dal...

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Dopo lo sgombero del Bronx, bivacchi e accampamenti si spostano altrove. E analogamente si ripetono i sequestri delle coperte con le quali i richiedenti asilo si riparano dal freddo. A protestare sono i volontari della Rete solidale, che avevano consegnato il materiale raccolto nel parcheggio sotterraneo al gruppo di persone ancora senza un tetto. Sono infatti una quindicina coloro che, dopo lo sgombero del Bronx, sono stati controllati e rimessi sulla strada, dal momento che non hanno i requisiti per accedere al progetto di accoglienza, per lo più perché hanno già acquisito lo status di rifugiati o perché dal progetto sono stati espulsi. Per loro è dunque ricominciata la ricerca di posti in cui dormire e la maggioranza ha scelto la zona del Palazzetto dello sport, già impiegata in passato, mentre altri hanno preferito luoghi più nascosti. E proprio dal Palazzetto sono state portate via, nel corso della giornata di sabato, le coperte che i richiedenti avevano ripiegato e accantonato per riutilizzarle la notte successiva.

«Cosa sta diventando - commentano i volontari - una città che per spostare 52 richiedenti asilo nell'hub, come è nel loro diritto, schiera il questore, il comandante provinciale dei Carabinieri, il comandante di Polizia tributaria, le unità cinofile e vigili e Polizia e blocca un'intera area come per un'operazione antiterrorismo? Che città è quella che di notte fa girare il capo dei vigili a rintracciare una manciata di profughi e a impedirgli di dormire? Che pattuglia i giardini notte e giorno anche con l'aiuto dell'Italpol? Che impegna così tanti soldi e personale per rubare ancora una volta le coperte ai profughi, come è successo questa notte?». I volontari sottolineano come almeno una parte dei richiedenti asilo che dormono in città siano incastrati in una sorta di limbo dalla burocrazia: «Si tratta di persone che vivono magari in Lombardia e che sono ritornati qua solamente per il rinnovo del permesso di soggiorno e sono pronti ad andarsene. Ma non riescono a ottenerlo, perché non sono in grado di fornire un indirizzo, come viene loro richiesto».
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Il Gazzettino