Non sono passati neppure sei mesi e gli israeliani sono di nuovo chiamati alle elezioni per rinnovare la Knesset, il Parlamento mono-camerale. E anche questa volta, proprio come...
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Sempre a destra ma con un approccio nazionalista di impostazione laica c'è Yisrael Beiteinu, il partito dell'ex ministro degli Esteri e della Difesa, Avigdor Lieberman, che raccoglie l'importante voto degli israeliani con origini nell'Europa orientale. Nazionalista anche lui, ma con una visione laica dello Stato di Israele. Meno di sei mesi fa è stato il mancato accordo con Lieberman a obbligare Netanyahu a ritentare la via elettorale.
Tra i punti su cui finora non si è trovata intesa c'è quello sulla leva obbligatoria per i giovani haredim, l'ala ultra-ortodossa dell'ebraismo. Un vero e proprio braccio di ferro tra Lieberman, che vorrebbe imporla, e le piccole ma agguerrite formazioni religiose, che non vogliono cedere, in mezzo Netanyahu che finora non è riuscito a mediare. Sebbene i risultati delle elezioni siano sempre un'incognita è a destra che gli analisti prevedono si determineranno le sorti di un eventuale nuovo governo. E se la sinistra, a cominciare dai laburisti, rischia una nuova sconfitta, c'è interesse a vedere la tenuta di Resilienza per Israele, la formazione centrista guidata Benjamin Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore, lo sfidante del primo ministro uscente. Nonostante il buon risultato di aprile, Gantz non è riuscito nell'impresa di fermare Netanyahu, il più longevo leader israeliano in carica.
La situazione rischia così di cristallizzarsi e di fermarsi prima ancora di cominciare, proprio laddove si era stata bloccata. Gli ultimi sondaggi rimandano a uno scenario immutato a quello di aprile, con i due principali partiti testa a testa (entrambi 32 seggi) e l'estrema destra in ascesa anche con le formazioni del blocco Yamina (della ex ministra della Giustizia, Ayelet Shaked) e del partito Otzma Yehudit, erede del movimento fuorilegge Kahanismo. È incognita anche per l'affluenza alle urne della popolazione arabo-israeliana, di fede sia musulmana sia cristiana, e delle altre minoranze, come quella dei drusi. Per la sinistra, invece, c'è l'incubo di non passare la soglia di sbarramento (3,25%), nonostante le diverse e recenti fusioni.
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Il Gazzettino