Nozze gay, tre vescovi contro

Nozze gay, tre vescovi contro
«Il potere deve essere sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario. Non si può, in nome della difesa dei diritti di qualche cittadino, snaturare il concetto...

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«Il potere deve essere sempre responsabile se vuole essere autorevole e non arbitrario. Non si può, in nome della difesa dei diritti di qualche cittadino, snaturare il concetto di famiglia accolto nella Costituzione italiana». È la reazione ufficiale dei vescovi di Udine, Pordenone e Trieste alla trascrizione delle nozze gay avvenute all'estero nei registri civili dei Comuni friulani. Un atto già compiuto a Udine e Pordenone e annunciato nel capoluogo giuliano.

I tre presuli, Andrea Bruno Mazzocato, Giuseppe Pellegrini e Giampaolo Crepaldi, hanno preso posizione con un messaggio inviato ieri alle rispettive diocesi e pubblicato in contemporanea sui rispettivi settimanali. Hanno datato significativamente il documento 19 ottobre, giorno in cui si è concluso a Roma il Sinodo. I vescovi, proprio richiamando quanto i valori del Sinodo abbiamo dato «testimonianza a tutti dell'amore preferenziale della Chiesa per la famiglia», dicono di «non poter nascondere la sofferenza per certi travisamenti della realtà della famiglia e del matrimonio recentemente sostenuti da rappresentanti di istituzioni pubbliche». Si riferiscono «ai sindaci di alcuni Comuni» (tra loro il pordenonese Claudio Pedrotti) che hanno dato vita a iniziative considerate «non rispettose degli ambiti del loro potere», finalizzate alla «trascrizione nel registro dello Stato civile di un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato all'estero». A giudizio dei tre religiosi, tali iniziative «hanno lo scopo di forzare la legislazione nazionale sui tempi relativi ai cosiddetti nuovi diritti e l'intento di condizionare l'opinione pubblica». I presuli circostanziano quindi la questione, ricordando che «un simile orientamento è stato concordato anche dai Comuni di Pordenone, Udine e Trieste». Come vescovi, più che degli aspetti tecnici si dichiarano «preoccupati per le questioni di sostanza». La pace - sostengono - «è sempre la tranquillità dell'ordine». Perciò «chi ha dei ruoli pubblici, come i sindaci, ha in ciò una responsabilità maggiore. Il potere deve essere sempre responsabile, se vuole essere autorevole e non arbitrario». Considerano inoltre «superficiali e ambigue» le argomentazioni addotte dai responsabili delle Amministrazioni comunali interessate dalla vicenda. Mazzocato, Pellegrini e Crepaldi non mancano di ricordare che «i diritti fondamentali della persona vanno indubbiamente rispettati, ma senza estendere la legislazione familiare e matrimoniale a relazioni affettive e sessuali che, per natura loro, famiglia e matrimonio non sono». Pur rinnovando «la piena disponibilità a confrontarci con tutti sulla base dell'onestà intellettuale e del principio intangibile del rispetto della persona nella sua identità naturali», i presuli concludono ribadendo la posizione: «Non possiamo rassegnarci, troppo decisivi e preziosi sono la famiglia e il matrimonio nei nostri contesti umani, culturali e sociali».
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Il Gazzettino