«Non capisco. Lui, tre anni fa aveva fatto lo stesso record arrivando di giorno,

«Non capisco. Lui, tre anni fa aveva fatto lo stesso record arrivando di giorno,
«Non capisco. Lui, tre anni fa aveva fatto lo stesso record arrivando di giorno, quindi conosceva l'esistenza della lunata e come ci si doveva comportare. È una di quelle...

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«Non capisco. Lui, tre anni fa aveva fatto lo stesso record arrivando di giorno, quindi conosceva l'esistenza della lunata e come ci si doveva comportare. È una di quelle tragedie che talvolta sono inspiegabili».

Gianni Darai è uno che la motonautica la mastica fin dalla tenera età ed è anche un vizio di famiglia, visto che il fratello Maurizio Darai è stato più volte campione del mondo in diverse specialità. Nei motoscafi, anche Gianni ha vinto moltissime gare, oggi come consigliere di Assonautica Venezia rappresenta la memoria storia e tecnica del settore e come cronometrista della Federazione martedì sera era sul tratto di mare davanti alla bocca di porto del Lido ad attendere con la bandiera a scacchi in mano l'amico Fabio Buzzi.
Cosa avete visto?
«Eravamo usciti dal porto di Lido lasciando la lunata a destra e ci siamo messi al largo. Se lui avesse seguito la rotta prevista avremmo visto le luci rossa e verde della barca venire verso di noi. Invece alle 21 abbiamo visto una luce verde al largo sfrecciare da sinistra verso destra. A quel punto avevamo pensato che avesse voluto entrare dall'altra parte, come aveva fatto nel 2016 la seconda barca che era con lui. Quindi ci siamo mossi per andare dietro la lunata e ad un certo punto, illuminata dalla luce dei pescatori, abbiamo visto che emergeva la prua della barca».
Non avete sentito rumori?
«Io no, avevamo i motori in moto, ma i pescatori hanno detto di aver sentito un grande schianto e la barca volare tra le loro barche mezza disfatta».
Ma perché non si è fermato?

«Non lo so. Lui era arrivato, tanto che avevamo fermato il tempo a 18 ore e mezzo. Ha polverizzato il record precedente è sbalzato sulla diga al momento del traguardo. Per quello dico che è una tragedia, al di là dell'amicizia che ci ha legati da anni. Lo chiamavamo l'Archimede Pitagorico del mare. Una mente in continua evoluzione, in continua ricerca. Ci eravamo sentiti al telefono cinque giorni fa, per il compleanno di mia moglie e mi aveva detto Dai, per il salone di Genova facciamo il record. Mi raccomando, organizza i cronometristi. Gli avevo risposto che avrei avuto bisogno di un giorno di preavviso e così è stato. Era partito alle 3 del giorno 17 ed è arrivato alle 21. Tutti ricordi, ormai».
M.F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino