Niente pallone in piazza il divieto ha le ore contate

Niente pallone in piazza il divieto ha le ore contate
«Più che le insegne serve il buonsenso». Serpeggia un certo nervosismo tra i corridoi di Ca' Sugana in questi giorni. Pare infatti che la decisione di affiggere i cartelli di...

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«Più che le insegne serve il buonsenso». Serpeggia un certo nervosismo tra i corridoi di Ca' Sugana in questi giorni. Pare infatti che la decisione di affiggere i cartelli di divieto al gioco del pallone a San Parisio e ai Battuti, recuperandoli da qualche vecchio armadio, sia stata presa in autonomia dalla polizia locale senza che l'amministrazione comunale fosse stata informata e che Manildo non l'abbia presa bene. Soprattutto perché la cosa rischia di diventare un assist golosissimo nelle mani delle opposizioni che hanno ripubblicato il video che il sindaco aveva postato qualche tempo fa, con due bambine che giocano a pallone in piazza Santa Maria dei Battuti e l'ormai celebre incipit sogno una città a misura di bambino. Nelle intenzioni dell'amministrazione infatti c'è' proprio questo: far vivere la città in modo diverso, creare dei luoghi vissuti da tutti, famiglie e bambini. Senza ovviamente che il gioco diventi però motivo di disturbo per i residenti. Insomma, iniziativa non concordata.

Ma che fine faranno i due divieti? Ancora non è stata presa una decisione. Nel frattempo però la cosa ha sollevato un polverone, perché, anche se il pallone sotto casa può urtare persone sensibili, l'esilio dei bambini dai campetti improvvisati nel cuore della città piace davvero a pochi. E, a sorpresa, non va a genio neppure a qualche residente di San Parisio. «Anch'io vivo in piazza - scrive Silvia Donazzan - e quel cartello mi sembra una cosa a dir poco vergognosa. Una scelta miope e insensata. Una città senza bambini è una città morta». In molti rilevano poi come, nel caso specifico, i rumori della movida notturna nei locali siano decisamente più molesti, anche per la fascia d'orario coperta, di quelli provocati dai giochi. E la domanda ricorrente è sempre la stessa: che senso ha liberare le piazze dal traffico, se poi diventano comunque off limits? Piano però, frena la giunta, non è affatto vero che Treviso non sia più una città per bambini. Lucia Girotto racconta sui social corsi e ricorsi storici. «Ci andavo a pattinare da bambina, 45 anni fa. I residenti non ci volevano e giù secchiate d'acqua. Una volta mi hanno pure tirato un vaso in testa».
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Il Gazzettino