Nessuno vuole più lavorare i campi Le aziende aspettano 10mila addetti

Nessuno vuole più lavorare i campi Le aziende aspettano 10mila addetti
IL PARADOSSOVENEZIA L'azienda vitivinicola Ornella Bellia di Pramaggiore, associata Cia, da due mesi ha pubblicato un annuncio per l'assunzione stabile di un addetto...

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IL PARADOSSO
VENEZIA L'azienda vitivinicola Ornella Bellia di Pramaggiore, associata Cia, da due mesi ha pubblicato un annuncio per l'assunzione stabile di un addetto all'imbottigliamento, ma ancora sono senza risposta. E per questo si è rivolta ad un'agenzia di trova-lavoro nella speranza di poter avere quanto prima un aiuto. Ma sempre per due mesi ha cercato di assumere anche un addetto commerciale, rinunciando alla fine anche per effetto delle restrizioni di inizio anno per fronteggiare la pandemia. Niente da fare: non si trova nessuno. E questo a fronte di stipendi che pare difficile rifiutare, per chi cerca lavoro: un amministrativo specializzato arriva infatti ad una paga di 2.500 euro netti al mese, con un costo totale per l'azienda di 75mila euro annui. Per un addetto alla produzione neo-assunto la paga media è invece di 1.300 euro netti, con un costo totale per l'azienda di 37 mila euro.

L'azienda di Pramaggiore è di piccole-medie dimensioni, con oltre vent'anni di storia nel territorio e produzione di mezzo milione di bottiglie all'anno. Undici, ad oggi, i collaboratori in organico, tutti con un'età media di 28 anni. La volontà è quella di crescere ancora, nella produzione e nella commercializzazione, ma la necessità è quella di reperire nuovo personale.
Un'impresa più ardua del previsto. «E se non riusciamo ad assumere spiega il titolare Andrea Masat non possiamo crescere, ci perde l'azienda ma anche tutto il territorio che potrebbe contare su un'azienda che offre di più».
«Si tenga conto precisa Masat che la paga d'ingresso è quella base, che aumenta con l'anzianità. La paga non è male, eppure facciamo fatica a trovare gli addetti. Il motivo? C'è una visione diffidente verso questo lavoro che in ogni caso è cambiato negli ultimi anni: oggi ci servono operai specializzati, in grado di lavorare con dei macchinari. Quando pubblichiamo un annuncio ci arrivano tantissime proposte da Padova e Treviso, poche dal nostro territorio. Uno dei limiti è questo: possiamo contare su un bacino di riferimento meno numeroso. Per chi arriva da fuori c'è il problema della distanza e del viaggio che magari dura oltre un'ora. In questi casi la scelta di lavoro si trasforma in una scelta di vita, chi decide di rimanere si trasferisce in zona altrimenti uno rinuncia al lavoro dopo due o tre mesi». E puntualmente tutto riprende da capo. «In questo contesto conclude il titolare di Ornella Bellia va studiato un sistema per sostenere le aziende e per agevolare la ricerca del lavoro, pensando anche a degli sgravi fiscali. Senza aiuto un'azienda smette di cercare addetti, ma così non può crescere, i dipendenti per noi sono fondamentali».

Quella dell'azienda del Veneto orientale è la storia simbolo di un fenomeno che investe tutto il mondo dell'agroalimentare veneziano. La carenza di personale si fa sentire anche nei campi e si aggiunge al problema legato al crollo dei consumi e all'aumento dei costi di produzione. Tra il Sandonatese e il Portogruarese il fenomeno sta riguardando, seppur in modo diverso, le 5 mila aziende presenti, tra attività a conduzione famigliare e attività più grandi. In totale, secondo le stime delle principali associazioni di categoria, oltre diecimila lavoratori molti dei quali oggi però mancano all'appello. E in questo modo a rimetterci è l'attività di produzione, che rischia di procedere a rilento anche per l'assenza di manodopera. Anche perché fino a un paio di anni fa l'assenza degli operai italiani veniva a fronteggiata con l'impiego di lavoratori stranieri, oggi anche loro assenti per effetto dei vincoli imposti dalle restrizioni anti covid sugli spostamenti internazionali.
Giuseppe Babbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino