Munerato e Benetti in campo per sostenere l'autonomia

Munerato e Benetti in campo per sostenere l'autonomia
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POLITICA
ROVIGO Si presenta oggi a Padova in assemblea il Partito dei Veneti e all'appuntamento, dalle 15 al PalaGeox, parteciperanno tra i polesani Emanuela Munerato e Fabio Benetti per il comitato Rete 22 ottobre per l'autonomia. Al Caffè Borsa, insieme a Giacomo Mirto, coordinatore regionale del partito che raccoglie nove movimenti territoriali tra i quali il comitato che ha come referente provinciale l'ex parlamentare, hanno spiegato perché sono sicuri che il tempo dei partiti nazionali in Veneto sia finito. «Da Belluno al Polesine al Garda - ha detto Mirto - si rafforza il Partito dei Veneti, per un progetto che trova consensi dove prima non c'era la sensibilità a slegarsi dai partiti nazionali, e col sostegno di personalità del mondo delle imprese, accademiche, di sindaci e amministratori locali». «È la Costituzione - ha detto Munerato - che ci dà il diritto di chiedere l'autonomia. Non è mio compito criticare chi non è riuscito a ottenerla, ma di questo ne risponderà localmente, perché dell'autogoverno e della difesa degli interessi dei veneti No se pol far de manco», ha concluso secondo lo slogan della convention di oggi. Per Benetti «l'accordo sull'autonomia differenziata siglato da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna con il Governo Gentiloni era pronto per il voto in Parlamento, ma non è stato fatto perché l'autonomia del Veneto toglie i voti dal Sud ai partiti nazionali, dove c'è qualcuno che la mattina si sveglia autonomista e la sera è già nazionalista». Ogni riferimento a Matteo Salvini è causale, mentre per Luca Zaia le porte restano aperte se andrà contro il sistema Italia. Il Partito dei Veneti è ottimista per le Regionali 2020: «Le liste sono già in fase avanzata», ha annunciato Mirto, sottolineando il quasi 50% della Lega alle recenti Europee: «A cosa serve, se poi ogni anno c'è una differenza di 16 miliardi di euro tra i tributi versati dal Veneto e i trasferimenti che riceve dallo Stato?».

Nicola Astolfi
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Il Gazzettino