Mazzette in questura, l'ex agente Pacifico a giudizio

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L'INCHIESTA Tra gli indagati nello scandalo delle tangenti in Questura,...

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L'INCHIESTA

Tra gli indagati nello scandalo delle tangenti in Questura, c'è anche l'agente Vito Pacifico accusato a vario titolo, insieme ad altri agenti, di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e di istigazione alla corruzione. E ieri il Gup Elena Lazzarin lo ha rinviato per il prossimo 10 giugno davanti ai giudici del Tribunale collegiale. Il poliziotto, agli inizi di maggio dell'anno scorso, ha scritto una lettera indirizzata alla Questura. «Mi dimetto dalla polizia e lascio per sempre l'Italia» e in effetti, secondo alcuni accertamenti effettuati da chi indaga, Vito Pacifico si troverebbe già all'estero dove avrebbe la residenza. Durante le perquisizione effettuate dagli inquirenti, la mattina del sei febbraio, a Pacifico sono state sequestrate almeno una ventina di Sim card. Schede telefoniche che l'agente, da tempo in permesso malattia, avrebbe utilizzato per contattare i cinesi ai quali doveva vendere il permesso di soggiorno. Pacifico nel 2011 ha lasciato l'Ufficio immigrazione ed è stato destinato ad altro incarico e, ancora per l'accusa, avrebbe passato il testimone del business dei permessi di soggiorno ai colleghi Pierangelo Capuzzo e Renzo Dalla Costa. Pacifico in questi anni ha avuto problemi di salute e problemi famigliari, tanto che la sua assenza in Questura è stata importante. Ma gli investigatori hanno passato al setaccio i suoi conti correnti bancari, e soprattutto hanno scavato su quei viaggi che il poliziotto spesso faceva in Montenegro e in tutta la zona dei Balcani. Forse, ancora per l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Sergio Dini, in questo paese ha investito i soldi delle mazzette. E sempre per l'accusa il capo del business dei facili permessi di soggiorno ai cittadini extracomunitari, era il sovrintendente capo Renzo Dalla Costa, fermato il 6 febbraio del 2017, e soprannominato la volpe. Dalla Costa si sarebbe messo in tasca mazzette per 200 mila euro, ma oltre ai facili permessi di soggiorno si occupava un po' di tutto. Investimenti di varia natura, pratiche di cittadini cinesi relative a loro attività da svolgere in Italia, imprese edili in Sardegna e a Tonezza del Cimone nel vicentino, nonché un negozio di pavimenti. Insomma, ancora per l'accusa, Renzo Dalla Costa era talmente scaltro da eludere anche i controlli del responsabile dell'Ufficio immigrazione. E non solo, perchè per gli inquirenti è una persona pericolosa per la sicurezza nazionale. Infatti il Gip, nell'ordinanza, ha sottolineato che ...In epoca attuale, con i rischi legati ad attività anche di tipo terroristico, non c'è dubbio che le prassi instaurate da Dalla Costa all'interno della Questura, nella gestione dei flussi migratori e delle richieste di regolarizzazione, abbia esposto il Paese, lo Stato, a gravi rischi....

M.A.
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Il Gazzettino