Luce accesa per giorni: l'allarme, poi la scoperta

Luce accesa per giorni: l'allarme, poi la scoperta
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IL DELITTO
PADOVA In quell'antibagno, dove le imposte erano rimaste sospettosamente spalancate da giorni, c'era sangue ovunque. Sangue che aveva imbrattato pareti e pavimento, trasformandolo in un lago di fluido nero e ormai rappreso. La scena comparsa davanti agli occhi della polizia, ieri pomeriggio alle 16, è stata raccapricciante: da una parte c'era il corpo di una donna in pigiama seduta a terra con la gola squarciata; poco distante, dall'altra, quello di un uomo, martioriato dalle coltellate, steso a pancia in giù, morti da vari giorni. Tra di loro un coltello da cucina, l'arma del delitto. Si tratta di Piermatteo e Donatella Rigon, 49 e 52 anni, fratelli che vivevano al numero 50 di via Faggin, all'Arcella, nel rione di Santissima Trinità.

L'ALLARME
La macabra scoperta, che ha lasciato sconvolti i residenti della zona, è avvenuta intorno alle 16 di ieri. A far scattare l'allarme è stato un vicino di casa che non vedeva i due da parecchi giorni: silenziosi e riservati, erano diventati ancor più schivi da quando l'anziana madre era morta a dicembre, proprio sotto Natale.
A destare sospetto erano l'automobile della famiglia, ferma da tempo, quella finestra al secondo piano sempre aperta, diversamente dalle loro abitudini, e la luce accesa - di giorno e di notte - in un'altra stanza della casa, al piano terra, un bagno di servizio.
Il vicino, Alberto, che conosceva bene la famiglia, ancora da quando il padre e la madre dei tre fratelli erano in vita, ha quindi chiamato il maggiore dei Rigon, Mirco, che abita in un altro quartiere e che non sentiva Piermatteo e Donatella da un paio di settimane. Arrivato al cancello d'ingresso, l'uomo ha provato più volte a suonare il campanello senza ottenere alcuna risposta. Ha quindi chiamato il 112 e la centrale operativa della polizia ha inviato sul posto una pattuglia.
LA SCOPERTA
Vista la situazione, gli agenti, con consenso del fratello Mirco Rigon, hanno forzato la porta d'entrata. Al piano inferiore non c'era nessuno, quindi sono saliti a quello superiore per controllare le camere da letto. Nell'antibagno, la stanza centrale, è stata fatta la macabra scoperta. Piermatteo e Donatella erano lì, morti da più di qualche giorno, forse addirittura una settimana. I segni inconfutabili della morte violenta hanno fatto scattare le indagini: sono giunti gli investigatori della Squadra mobile, gli uomini della Scientifica, il medico legale e il pubblico ministero Roberto Piccione.
LE INDAGINI
Gli uomini della scientifica e il medico legale hanno lavorato fino a tarda notte. Il delitto è stato come un omicidio-suicidio e sarebbe stato consumato addirittura una settimana fa, quando i vicini hanno visto per l'ultima volta Donatella rientrare in casa. «L'ho vista davanti al cancello - racconta una donna che abita nel condominio di fronte alla villetta - mi ha salutato e se n'è andata. Sarà stata una settimana fa».

Ancora da chiarire il movente. La posizione dei corpi, delle ferite e del coltello, però, spingerebbe gli investigatori a ipotizzare che il delitto sia stato commesso dall'uomo, che poi si è tolto la vita. Sarebbe escluso il coinvolgimenti di terze persone. La situazione familiare era peggiorata di molto subito dopo Natale, quando era venuta a mancare l'anziana madre dei tre fratelli, malata da molto tempo, che era amorevolmente accudita da Donatella. Il magistrato ha disposto l'autopsia, mentre Mirco Rigon è stato sentito in questura dagli investigatori che vogliono andare a fondo di questo sanguinoso dramma familiare.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino