LO SCONTRO TREVISO I medici pensano allo sciopero. I camici bianchi che lavorano

LO SCONTRO TREVISO I medici pensano allo sciopero. I camici bianchi che lavorano
LO SCONTROTREVISO I medici pensano allo sciopero. I camici bianchi che lavorano negli ospedali della Marca non ne possono più di dover far fronte all'ormai cronica carenza di...

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LO SCONTRO
TREVISO I medici pensano allo sciopero. I camici bianchi che lavorano negli ospedali della Marca non ne possono più di dover far fronte all'ormai cronica carenza di specialisti nelle corsie: «La misura è colma. Siamo pronti a delle mobilitazioni locali» annunciano Tiberio Monari, responsabile della Cgil Medici, e Ivan Bernini, segretario della Fp-Cgil di Treviso. Il sindacato ha calcolato che negli ospedali mancano almeno 300 medici tra anestesisti, psichiatri, ortopedici e ginecologi. Ma i vertici dell'Usl della Marca contestano tale numero: «Sono note le difficoltà nel reperire specialisti dice il direttore generale Francesco Benazzi ma stiamo assumendo e abbiamo chiesto all'Azienda Zero di avviare nuovi concorsi. A gennaio mancavano 118 medici. Adesso ne mancano 85. E con l'arrivo dello Iov serviranno meno medici a Castelfranco».

LA SITUAZIONE
Benazzi rivela che sono stati assunti tutti e nove i radiologi che mancavano. E annuncia che incontrerà i sindacati dei medici. Dalla Cgil sottolineano di aver segnalato più volte i problemi sia all'Usl che alla Regione, ricevendo come risposta solo la richiesta di portare pazienza. «Ma la pazienza è ormai al limite dicono Monari e Bernini e aumenta la frustrazione, oltre che lo stress, correlato a ritmi non sostenibili e alle responsabilità crescenti. Il personale medico non vede rinnovato il contratto da oltre 10 anni specifica Monari viene spostato da un ospedale all'altro per coprire prestazioni e interventi. Facciamo un monte orario superiore alle 38 settimanali, senza che vi sia riconoscimento. Turni e reperibilità che si accumulano dopo il normale orario di lavoro. Non vogliamo allarmare nessuno, ma non siamo più disponibili a tacere. Lo facciamo per il nostro lavoro e per la qualità delle cure che rivolgiamo ai cittadini».
LE CAUSE

Alla luce di tutto questo, compresi gli stipendi inferiori rispetto a chi opera in altre regioni vicine, la Cgil non si sorprende della carenza di medici: «Molti se ne sono andati a causa dei blocchi delle assunzioni, altri se ne rimangono all'estero visto il riconoscimento sociale, oltre che professionale, e la valorizzazione economica concludono Monari e Bernini alcune dinamiche che hanno portato a questa situazione potevano essere affrontate per tempo: dall'imbuto sulle specializzazioni al basso tasso di borse di studio. Ciò non toglie che, se non si valorizzano questi professionisti, l'emergenza non cesserà. Le parole e le pacche sulle spalle non bastano più».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino