LE REAZIONI PADOVA «Il titolare non c'è e io ho capito solo che non

LE REAZIONI PADOVA «Il titolare non c'è e io ho capito solo che non
LE REAZIONIPADOVA «Il titolare non c'è e io ho capito solo che non cambia niente. A cena non si lavorerà e noi di tavoli all'aperto non ne abbiamo». Tanto rumore per nulla....

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LE REAZIONI
PADOVA «Il titolare non c'è e io ho capito solo che non cambia niente. A cena non si lavorerà e noi di tavoli all'aperto non ne abbiamo». Tanto rumore per nulla. Questo fa pensare la signora del ristorante Da Attilio alla Guizza, voce che un tempo riceveva le prenotazioni dello storico locale. Un sentimento condiviso, il suo, da molti ristoratori e pubblici esercenti di Padova, in un sabato mattina in cui le chiacchiere sollevate dal vento di aprile sono quelle nervose di chi ha sentito le indiscrezioni sulle prossime settimane.

«Se queste sono le soluzioni che hanno trovato, non capisco cos'abbiano da festeggiare i politici. Si vede proprio che non hanno mai lavorato tuona senza peli sulla lingua Alberto Grinzato de L'Anfora in ghetto È una discriminazione nei confronti della ristorazione. Potrò far sedere fuori circa dieci persone, numero quasi uguale a quello dei miei dipendenti: sette. Confidavamo in un'apertura definitiva all'inizio di maggio. Invece, se in un anno di covid abbiamo registrato il 60% di perdite, il 2021 rischia di superarlo visto che abbiamo lavorato solo a pranzo in febbraio».
Qualche metro più avanti Marco Nao ci indica: «Volevo aprire un ristorante qui di fronte e rendere La sciabola solo enoteca E cicchetteria. Ma non è tempo per fare progetti. Manca tutto quello che era il fatturato della sera, cioè la maggior parte, nonché il turismo. Lavoriamo in maniera diversa, con la clientela padovana, con i contratti mensa per le aziende, ma le spese sono comunque pesanti e, se con l'estate si è recuperata una buona parte, poi l'inverno ci ha riportati a terra».
Chi ha sfidato le avversità con un'apertura nel giugno 2020 è stato Marco Costa, giovane titolare della pizzeria Forbici, nel difficile rientro da un percorso di lavoro in Australia. «Il mio investimento nel locale è poco significativo visto che lavoro solo per asporto. La soluzione del plateatico sembra quasi un contentino per rasserenarci».
«Che poi a maggio e giugno non è sempre facile pranzare fuori, tra sbalzi di temperatura e piogge, ciò nonostante ci stiamo allargando all'esterno sottolinea Marco Viale presidente della cooperativa della quale fa parte l'Osteria di Fuori Porta all'Arcella. Non è una villa palladiana: dei 32 coperti interni, stando al distanziamento di 2 metri, se ne salvano poco più di 10. Navighiamo a vista fino a che non sarà tradotto in legislazione quanto abbiamo sentito. La nostra fortuna è quella di avere un menu vegetariano che ben si presta all'asporto, per quanto sia un palliativo dai numeri risibili, e che, come dipendenti di una cooperativa, abbiamo potuto continuare a vendere frutta e verdura bio e ricevere la cassa integrazione, unica sicurezza a fronte di ristori inesistenti».
Per qualcuno, però, la data del 26 aprile e il ritorno in zona gialla segnerà già un cambio di passo, come nel caso del Gancino di Piazza Duomo di Tony Ymeraj. «Confidiamo di essere agli sgoccioli con le aperture definitive. Abbiamo rinnovato la cucina e speriamo di non tornare indietro e che arrivino presto anche i turisti».

Simili i desiderata di Fabrizio Graziati dell'omonima pasticceria in piazza della Frutta. «Vista la situazione dei contagi, non capisco perché non aprire già lunedì prossimo. Le zone arancioni o rosse rappresentano un terzo del fatturato della zona gialla, quando almeno disponiamo dei tavolini e diamo senso agli ultimi investimenti di restyling. I ristori sono serviti a pagare solo il 50% dei contributi di un mese e ho 25 dipendenti. Le possibili nuove direttive mi lasciano perplesso: i ristoranti non mi sembrano ambienti più pericolosi di autobus, chiese o delle case dove la gente si rintana a cenare. Da questa piazza vedo un peggioramento dell'aspetto sociale in cui le chiusure anticipate portano i ragazzini a bere lo spritz alle 16, e ho i miei dubbi poi si mettano a studiare, mentre le colazioni per asporto costringono i clienti a prendere brioches e cappuccino sui cestini dell'immondizia o sugli scalini».
Iris Rocca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino