LE CHIUSURE ROVIGO Il Coronavirus non guarda in faccia nessuno. Le conseguenze

LE CHIUSURE ROVIGO Il Coronavirus non guarda in faccia nessuno. Le conseguenze
LE CHIUSUREROVIGO Il Coronavirus non guarda in faccia nessuno. Le conseguenze della pandemia hanno dato il colpo di grazia a tante attività: è stato un 2020 da dimenticare per...

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LE CHIUSURE
ROVIGO Il Coronavirus non guarda in faccia nessuno. Le conseguenze della pandemia hanno dato il colpo di grazia a tante attività: è stato un 2020 da dimenticare per bar, ristoranti, pizzerie e negozi della provincia. C'è chi ha preferito abbassare la saracinesca e tuffarsi in un nuovo lavoro, chi invece con l'improvviso arrivo del virus ha visto diminuire drasticamente le entrate, mentre altri esercenti, con l'avvicinarsi della pensione, hanno preferito anticipare i tempi e chiudere bottega in maniera definitiva.

I LOCALI
A sancire l'inizio della crisi l'annuncio della trattoria Al Bagaj, in aprile, durante la prima ondata del Covid-19. Lo staff del locale di Runzi, frazione di Bagnolo di Po, proponeva una cucina tipica e legata al territorio: dopo le limitazioni imposte dal Governo, i titolari avevano resistito solo poche settimane per poi comunicare la volontà di chiudere. Maurizio Barotto si congedava con queste parole: «Già prima si faticava a rimanere a galla tra le tasse e la burocrazia, poi non ce la siamo sentita di continuare tra mille incertezze. E non crediamo che l'asporto e le consegne a domicilio siano le soluzioni adatte. È stata una scelta difficile e sofferta, ma bisognava capire quale strada prendere, le aspettative per il futuro sono molto incerte. Abbiamo deciso di fermarci: sono stati anni impegnativi, di sacrificio ma di grandi soddisfazioni e vogliamo, per questo, ringraziare tutti i nostri clienti».
LA PIZZERIA
Per gli amanti della pizza e dell'accoglienza come a casa, la pizzeria Giaguaro di Giacciano con Baruchella era diventata un punto di riferimento. I titolari da dicembre hanno iniziato a godersi la pensione, mentre i figli Michele e Serena Spoladori hanno scelto di prendere nuove strade lavorative. La pandemia aveva sconvolto le abitudini sia dei proprietari che dei clienti: ai tempi d'oro, prima del Covid, qui bisognava prenotare con abbondante anticipo per sedersi ai tavoli e gustarsi una pizza. Anche in questo caso, l'asporto e il servizio a domicilio non riuscivano a coprire gli ingenti costi della gestione. La famiglia Spoladori ci ha riflettuto e a malincuore, dopo 27 anni di onorata carriera, si sono spente per sempre le luci della pizzeria Giaguaro.
IL RISTORANTE
L'insegna Bernardo's era comparsa a Badia sei anni fa: il ristorante-pizzeria aveva conquistato una buona fetta di clientela, grazie a una cucina innovativa e che sapeva spingersi oltre la semplice tradizione. A rovinare i piani, l'arrivo dell'epidemia e, dopo alcuni mesi difficili, la proprietà ha deciso dopo il 10 gennaio di non riaprire più. A Lendinara sono sempre più allarmanti le voci che accompagnano il futuro del ristorante-pizzeria Antico Camino. Il locale ha chiuso i battenti da diversi mesi e nemmeno durante la seconda ondata della pandemia ha tentato la carta del servizio d'asporto e domicilio. Erano già sparite le serate a tema, molto apprezzate dalla clientela. Un silenzio che fa rumore e se in passato i titolari avevano affidato ai social le loro idee e creazioni culinarie, oramai l'ultimo post sulla pagina Facebook dell'Antico Camino risale addirittura allo scorso marzo.
IL COLORIFICIO

Non fa parte della ristorazione, ma il colorificio Sogari di Castelmassa ha rappresentato per 34 anni un punto di riferimento per il paese e i comuni vicini. La prematura scomparsa dei titolari, i fratelli Fausto e Claudio, aveva consegnato l'attività nelle mani dei figli Anna, Paolo, Luca e Chiara, che per un periodo hanno mandato avanti l'attività. Più che una scelta economica, la ragione segue il cuore perché i figli hanno espresso il desiderio di cambiare lavoro e quindi il colorificio ha chiuso i battenti. Ultimo, solo in ordine cronologico, il bar Marzolla di Porto Viro. Quel cartello alla porta d'ingresso, affisso solo pochi giorni fa, ha amareggiato gli storici avventori del locale. Adriano Siviero e la moglie Maria Grazia erano già provati da una vita intera passata dietro al bancone, ma forse, stringendo i denti, avrebbero continuato per alcuni anni. E invece il sopraggiungere della pandemia e le chiusure sono state troppo pesanti da digerire: Adriano e Maria Grazia amavano il rapporto di cordialità che si era instaurato con i portoviresi. Una lunga storia iniziata nel 1971 e terminata in un freddo giorno di gennaio, nel 2021, esattamente mezzo secolo dopo.
Alessandro Garbo
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Il Gazzettino