LA STRATEGIA ROMA Tutti vorrebbero riaprire tutto, ma quando poi si guardano

LA STRATEGIA ROMA Tutti vorrebbero riaprire tutto, ma quando poi si guardano
LA STRATEGIAROMA Tutti vorrebbero riaprire tutto, ma quando poi si guardano i dati della pandemia prende il sopravvento il timore di finire, tutti, come la Sardegna che in tre...

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LA STRATEGIA
ROMA Tutti vorrebbero riaprire tutto, ma quando poi si guardano i dati della pandemia prende il sopravvento il timore di finire, tutti, come la Sardegna che in tre settimane è passata dalla zona bianca a quella rossa-fuoco. Purtuttavia una riunione per poter valutare se in qualche regione si è compiuto il miracolo - non vaccinando come in Puglia quasi solo magistrati e avvocati - non si nega. L'appuntamento è fissato per venerdì 16 nella ormai consueta riunione della cabina di regia che valuta l'andamento del virus e stabilisce i colori delle regioni. Prima di quella data non è ancora in agenda una riunione del premier Draghi con i capidelegazione dei partiti.

LA MACCHINA
Con l'ultimo giro di vite, che ha abolito la zona gialla sino al 30 aprile, l'indice di contagiosità è sceso dello 0,6% a settimana. Un trend positivo, ma servono ancora tre settimane per arrivare in zona sicura e «bruciare le tappe - come spiega in tv il ministro della Salute Roberto Speranza - significherebbe vanificare il lavoro fatto sinora». Il governo procede, quindi, con la consueta cautela e non si azzardano date mentre il presidente del Consiglio continua il suo pressing telefonico sulle aziende farmaceutiche che dovrebbero consegnare i vaccini e su Bruxelles. In settimana sono previsti nuovi arrivi, ma alcune regioni, Lazio e Veneto soprattutto, hanno messo in moto una macchina che potrebbe lavorare ancora di più solo se ci fossero le dosi sufficienti. Francia e Germania in questo momento risultano avvantaggiate dal fatto che producono in casa vaccini e possono quindi contare sul 30% della produzione pur partecipando alla ripartizione europea. L'Italia, per usare le parole del ministro Giorgetti, si è data «una sveglia» solo ora avendo perso molto tempo nei mesi passati.
L'obiettivo resta comunque quello di arrivare al mezzo milione di dosi al giorno perché, come dimostra ciò che accade nel Regno Unito, solo attraverso la somministrazione massiccia del siero si può far uscire il Paese dalle restrizioni.
Le pressioni sono però tante. Provengono anche da forze della maggioranza ma soprattutto da coloro che sono stati più penalizzati dalla pandemia. I titolari di ristoranti, bar, cinema, teatri e palestre sono sul piede di guerra e chiedono un programma di riaperture. Il Comitato tecnico scientifico si riunirà oggi con il ministro della Cultura Dario Franceschini per valutare possibili protocolli che potrebbero permettere riaperture di cinema e teatri, ma in modalità diverse da quelle a suo tempo previste per chi era in zona gialla.
Anche se il decreto scade il 30 aprile, una valutazione su possibili aperture verrà fatta probabilmente la prossima settimana sulla base dei dati che verranno forniti venerdì dalla cabina di regia. Per fine mese, o forse più facilmente per i primi di maggio, potrebbe essere concesso ai ristoranti e ai bar di aprire, magari anche la sera, ma solo su prenotazione e se il locale ha tavoli all'aperto. Un ammorbidimento delle misure restrittive potrebbe esserci anche per cinema e teatri e per le arene dove potrebbe essere permesso di assistere a spettacoli a seguito di prenotazione, di tampone eseguito delle 48 ore precedenti o se si è stati già vaccinati con le due dosi. Per ogni teatro o cinema verrebbe anche fissata la capienza massima. Percorsi obbligatori e visite a tempo, invece, per i musei. Si lavora anche sugli stadi di calcio e di tennis. Anche in questo caso si lavora su percorsi di entrata e di uscita diversi e di una capienza che non superi il 30%.

Nel frattempo da oggi riaprono le scuole e il ministro della Salute Roberto Speranza va in tv a difendere la scelta: «A due mesi dalla fine della scuola noi abbiamo fatto una scelta, quel piccolo tesoretto che abbiamo accumulato grazie alle misure su questo mese lo mettiamo sulla scuola, dando il segnale che la scuola è l'architrave del nostro Paese».
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino