LA STORIA POCENIA Si chiama L'inizio della pace la commemorazione nazionale che

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LA STORIA

POCENIA Si chiama L'inizio della pace la commemorazione nazionale che concluderà tutte le celebrazioni legate alla Prima Guerra mondiale in Friuli Venezia Giulia. Dove? A Paradiso di Pocenia e a Castions di Strada, due piccoli comuni della provincia di Udine dove, nel 1918, si è svolto l'ultimo fatto d'armi della Grande Guerra, là dove sono caduti gli ultimi soldati. Il Municipio di Pocenia, in particolare, sta lavorando fattivamente con lo Stato Maggiore dell'Esercito per la pianificazione dell'evento. Grazie a questa collaborazione, nell'autunno prossimo sarà presente in Friuli la più alta carica dello Stato Italiano. La cerimonia più importante sarà la commemorazione dei caduti e la rievocazione del fatto d'armi di Paradiso, che pochi conoscono. Saranno presenti alla commemorazione anche i discendenti dei caduti di quella battaglia, tra cui i quelli di Alberto Riva di Villasanta da Cagliari. Da Napoli arriveranno poi gli ex allievi della scuola militare Nunziatella poiché il caduto Achille Balsamo di Loreto e Augusto Piersanti erano loro allievi. «Cito questi nomi - dice il sindaco di Pocenia, Sirio Gigante - perché sono i caduti decorati con la Medaglia d'Oro al Valor Militare». Il progetto ha lo scopo di far conoscere e ricordare un fatto d'armi dimenticato che ha una valenza storica importantissima. «Così come sul Monte San Michele si è celebrato l'inizio del conflitto, riteniamo importante celebrare la sua fine nei luoghi dove si è concluso; nei luoghi dove è cominciata la pace». Paradiso: non è un nome casuale. «Con questo evento vogliamo anche valorizzare un territorio che è rimasto immutato in questi ultimi 100 anni». In quel fatto d'armi persero la vita italiani e austroungarici, tumulati in un primo momento nel cimitero di Paradiso, dove sono ancora presenti i loro cippi, e poi traslati». «La manifestazione avrà una valenza Europea: grazie all'associazione Croce Nera d'Austria si celebreranno anche questi poveri morti e sarà esteso l'invito a partecipare anche ai consoli d'Austria e Ungheria. Per dare maggiore peso a questo evento, vogliamo portare l'attenzione anche al primo monumento eretto in Italia, nell'aprile del 1919, al Bivio Paradiso, alla presenza di Emanuele Filiberto di Savoia, in memoria di tutti i caduti della Prima Guerra Mondiale. Qui, da quell'anno e per decenni, i reduci celebrano l'inizio della pace». Nella sua celebrazione del 5 novembre a Roma, Gabriele d'Annunzio ricorda così il fatto d'armi di Paradiso: «Al trivio di Paradiso era l'ultima resistenza. Il nemico era protetto da fitte siepi di mitragliatrici e spazzavano la strada. In un attimo fu deliberato l'assalto, fu deliberata la carica. Il fante cercava di superare il cavaliere, il cavaliere portava in rotta la potenza del fante; mai tanta fraternità d'armi fu più gloriosa. L'ora scoccò. Il vinto alzò bandiera bianca. I nostri morti coprivano la polvere, coprivano l'erbe. Per manifestare quel che oggi i sepolcri domandano e comandano al popolo italiano, mi basta di evocare gli Eroi di Paradiso». Chi s'è preso la briga di ricordare questi caduti di cui nessuno, oggi, sa neanche nemmeno il nome? Questi ultimi morti? Questo luogo sacro? Il Comune di Pocenia. Solo pochi anni fa il piccolo cimitero che sorge in questa tranquilla oasi di pace della Bassa Friulana aveva i muri cadenti, i cippi dei soldati, nascosti, pieni di muschio e terra, ammassati. Era in abbandono. L'amministrazione municipale, con i pochi fondi che può avere un paese così piccolo, ha scelto di non dimenticare. Ha scelto la memoria, e non solo della suo paesino: ha volturo restituire a tutta l'Italia, e non solo, un pezzo della sua storia. Nei tanti progetti che la Regione ha promosso per il Centenario della Grande Guerra, nella concretezza è stato un Ente locale, un piccolo paese, a recuperare il non scritto, quello che era a stato lasciato da parte, destinato a essere dimenticato. Perché oggi diventi patrimonio e memoria di tutti: di chi se n'è andato, ucciso, in battaglia, mandato a morire, e di chi vuole capire perché.

Paola Treppo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino